Cattivi pensieri

 

Non c’è carestia, no.

Non c’è nulla che dimostri che a Gaza si muore di fame, che gli adulti, gli anziani e infine i bambini muoiano a causa della carestia. E non c’è nulla che dimostri che gli aiuti umanitari (non solo cibo, ma tutto quello che serve a far sopravvivere Gaza e i suoi abitanti) siano fermi ai valichi di frontiera, a pochi metri dalla Striscia, sotto un sole che non perdona.

Non c’è nulla che dimostri che Israele spari per mano degli uomini dell’Idf o chi per esso su chi chiede un po' di farina e lenticchie per sfamare la propria famiglia, ingabbiato nella sabbia della Striscia mentre i giorni passano feroci.

Non c’è carestia, no.

Il mondo assiste distaccato, lontano, allo sterminio di Gaza e dei gazawi; assiste ad un massacro sistematico da parte di Israele. Per quanto possa essere vero che il conflitto che sta insanguinando il Medio Oriente abbia origine ben prima del 7 ottobre 2023 il presente che viviamo ci racconta di una resa dei conti crudele da parte di Tel Aviv nei confronti dei suoi nemici, nuovi e vecchi, come dimostrano i missili lanciati su Libano e Siria.

Mentre il mondo occidentale dichiara di riconoscere lo stato di Palestina con tempistiche diverse da stato a stato a Gaza i bambini continuano a morire anche quando le bombe non cadono più.

Muoiono di stenti, un giorno dopo l’altro, come gli adulti, come gli anziani ormai tutti privi della minima forza vitale.

L’opinione pubblica assiste da lontano al massacro israeliano, assiste senza alzare la voce alle dichiarazioni delle forze armate dell’Idf che da oggi 25/07/2025 “va bene lanciare cibo su Gaza ma che non esiste un problema di carestia.”.

Come se le immagini che minuto dopo minuto documentano la tragedia umanitaria in corso fossero fake news, qualcosa di montato ad arte da forze terze.

Ma non lo sono; esiste la carestia, un nuovo genocidio è in corso e non sembra essere vicino alla fine.

Non sembra che al di là delle dichiarazioni ufficiali al mondo occidentali interessi fermare la strage: sicuramente sul tavolo delle trattative qatariote in corso proprio in questi giorni la carestia che sta uccidendo migliaia di gazawi non è argomento centrale a dimostrazione che gli interessi occidentali nell’area sono altri, con contorni definiti e proiettati in un futuro vicino che non lascia spazio ad altre interpretazioni.

La carestia c’è, esiste, colpisce al pari di un missile, di un proiettile.

La soluzione è la stessa ventilata da anni da analisti geopolitici e diplomazie varie: due popoli, due stati ma l’incognita si chiama Israele, si chiama Netanyahu e l’interesse centrale che ha questa guerra nel suo futuro più prossimo. Nulla che l’occidente non sappia ma non considera e guarda altrove. L’ipotesi due popoli, due stati significherebbe riconoscere una sconfitta personale per il premier israeliano, una sconfitta bellica dolorosa e dover chiudere il proprio conto con la giustizia israeliana. Troppo per far finire il conflitto, meglio dichiarare che “no, la carestia non c’è…”.




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