Non ho mai amato le intromissioni; nelle vite altrui, nelle decisioni altrui, nel modo di governare o meno un paese.
Le trovo un abuso, di buon senso, di potere, un abuso. Qualcosa o qualcuno che entra in una decisione presa da terzi. Oggi come oggi si parla di Musk, dell'Anm (associazione nazionale magistrati), Salvini, la campagna elettorale italiani, i migranti e l'Albania.
Così si và allo scontro, in qualsiasi contesto, si va anche allo scontro politico.
Scontro politico però che in questo caso non lo riguarda in quanto perso aggio senza dubbio di spicco ma americano non italiano, non esperto almeno si spera di cose italiane. Resta un privato cittadino (come detto anche dal Presidente del Consiglio Meloni) che troppo spesso esterna i propri punti di vista su tutto ciò che ascolta, vede, sente.
Si va allo scontro perché si giudicano i giudici italiani e il loro operato, alzando gratuitamente i toni quando in questo caso specifico c'è bisogno di abbassarli. Chiaro che il riferimento è sempre alla querelle Italia-Giudici-UE-Abania. E se i giudici italiani prendono, sulla scorta di direttive europee e della giurisprudenza italiana, decisioni che non tutte le parti in causa condividono resta comunque "affare italiano" e l'aiuto esterno di personaggi sia pur influenti (ora Musk, prima Gere ad esempio) sia gratuito ma non necessariamente da seguire alla lettera.
Ripetiamo, Musk è un privato cittadino, esterna quel che vuole, ma le sue parole trovano in capo al governo ministri che ascoltano, appoggiano, portano le dichiarazioni direttamente in campagna elettorale (Salvini-Umbria) col corredo di cravatte rosse stile repubblicano ben strette al collo.
In tutto questo fa rumore che da una parte il governo apparentemente non dica nulla, dall'altro l'uomo più ricco del mondo con evidenti interessi geopolitici sparsi per il pianeta che esterna, affascina, pontifica sulle decisioni d'altri.
Ecco, questo pare essere il principio di un inizio presidenza Usa molto controversa.
A casa nostra continueremo a litigare su Albania e immigrati spostati come in un flipper fra le sponde dell'Adriatico, dei giudici che applicano le leggi, delle elezioni regionali che si trasformano in apparenti baracconi mentre a Washington e dintorni da Gennaio forse capiremo chi comanda davvero.
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