Immagina

 

Immagina di avere fame, sete, la sabbia che entra negli occhi, si posa sulla pelle, ti brucia e ti fa bruciare anche il respiro. E piangi, stringi i pugni, ti batti il petto che non ce la fai. Non ce la puoi fare, non così, non così-

Immagine che hai sete, puoi bere un bicchiere d’acqua calda o fredda, un succo di frutta, qualsiasi bevanda tu voglia.

Immagina di non poterlo fare, immagina tuo padre vecchio e malato, tuo figlio ridotto a condizioni scheletriche piangere che non sa , non capisce, non è giusto nemmeno che lo capisca. Nemmeno che lo capisca tuo padre.

Immagina camminare nel deserto fra sabbia, sassi e finire ingabbiati, fra le reti metalliche, con le torri di guardia, fucili puntati come se tu, chi è con te, la tua famiglia fosse solo e soltanto un criminale. E fare tutto questo senza nessuna certezza di portare a casa il cibo necessario ad un paio di giorni e nulla più.

Immagina ogni giorno questa situazione e poi il cibo che cade dal cielo, dagli aerei che lo lanciano lontano dalla tua tenda, che tuo figlio sta morendo, che le ossa sono tutto quello che ti rimane di lui; immagina che il cibo è tutto ciò che desideri, tutto ciò che ti serve e la polvere ti lega i piedi, ti segna le mani, ti brucia il respiro.

Il limite superato dopo i fatti del 7 ottobre 2023 adesso narra una storia di atrocità e crudeltà; c’è chiaramente una delle due parti coinvolte nel conflitto che mira ad annientare fisicamente l’avversario.

Immagina che la Storia non abbia insegnato nulla, non venga considerata, ascoltata, letta. Non si trae insegnamento dal passato in nessuno degli ambiti in cui viviamo, men che meno sugli scenari bellici.

Davanti ai paracadute con sacchi di alimenti che cadevano dal cielo abbiamo assistito alle dichiarazioni del premier israeliano Netanyahu che accusa altre associazioni, paesi, organizzazioni di non sapere organizzare la corretta distribuzione del cibo nella Striscia di Gaza.

Ecco, immagina di ascoltare queste parole mentre tuo figlio ha sei settimane e sta morendo, mentre le mani dei tuoi genitori diventano dure come rami di un albero senza più linfa.

Immagina che fatica piangere, la gola che non fa passare il respiro e non poter fare nulla per fermare una strage in corso, un genocidio, che di questo si tratta.

Un genocidio in corso con il mondo semplicemente girato dall’altra parte e le dichiarazioni a favore di stampa.

Immagina di non riuscire più a vivere.


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