Apro lo schermo del pc, fuori il cielo è grigio, colore del piombo,
Aspetto che piova, non mi dispiace se succede. Apro una cartellina sul desktop, scorro con il mouse una serie di file composti da numeri e lettere, file formato .jpg che sono nel mio pc da tantissimo tempo ormai.
Ne apro una in particolare, una coi colori dell’azzurro, toni diversi fra loro come i due soggetti che riempiono la foto.
Metto lo zoom perché voglio vedere i dettagli, le piccole parti che sono nascoste nell’immagine. E’ una fotografia che conosco a memoria, che potrei descrivere ad occhi chiusi anche senza aprire il pc. La guardo scorrendola da destra a sinistra, da sopra a sotto; ne ho mille altre di foto che mostrano le due persone nell’immagine aperta ma questa è particolare.
E’ la foto di un abbraccio, un abbraccio di domenica, una domenica che era primavera e il giardino aveva il profumo dell’erba appena tagliata. Era Pasqua del 2009, tanti anni fa.
E’ la foto di un abbraccio prima di partire, un abbraccio in fondo ad una giornata particolare.
Una giornata particolare come tante altre, una di quelle che piano piano hanno riempito la cartellina sul desktop. Una in cui ci sono anche io che solitamente non mi faccio fotografie.
Ho molte rughe in meno, molti capelli bianchi in meno e la barba corta. Mi perdo in un abbraccio e la bambina davanti a me sorride un po' imbarazzata, un po' contenta. Guarda l’obiettivo come a mettersi in posa, nella posa migliore naturalmente.
Lo fa sempre, glielo lascio fare sempre perché poi le foto le guarderò intere giornate, sul pc o sullo schermo del telefono.
L’abbraccio forte perché per me e per lei è una routine nuova nel nostro rapporto; non l’abbiamo voluta noi ovviamente, potevo gestirla meglio io per primo. Allargo ancora un po' lo zoom; riconosco il suo profilo, che in parte è come il mio. Mi chiedo se ora sarà così, se e quando sarà possibile rifare la stessa foto, se lo vorrà, se capirà, se io per primo ne avrò il coraggio.
Guardo la foto, bella, la più bella di noi.
Un pomeriggio a guardare il pozzo in fondo al giardino, raccogliere le prime margherite, farne collane e poi disfarle e lasciarle volare per aria. Una posa, poi due, la mamma che la richiama, il cane da accarezzare, da farmi conoscere, che mi guarda, mi saluta, la sostiene lungo il fianco.
I colori azzurri hanno sfumature tutte diverse fra loro, a fondersi con le nuvole, con il cielo e noi coi colori scuri di capelli e occhi a sembrare due puntini sorridenti.
Guardo la foto e mi sento i crampi allo stomaco; chissà…ne ho messi troppi di chissà eppure adesso, oggi e forse anche domani vorrei rivivere quelle domeniche pomeriggio, vorrei ancora un po' di quel tempo che non ho avuto la costanza di vivere.
Io e mia figlia.
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