Un giorno dopo l'altro

Saranno 50 giorni, 100 giorni, ore poi settimane e ancora mesi fino a quando? Quale sarà la data che sancirà infine il termine della guerra fra Russia ed Ucraina?
Dal giorno del suo nuovo insediamento a Washington Donald Trump si è speso in mille modi diversi, e molti di questi con fare arrogante da vecchio cowboy, nel promettere, nel cercare di farlo perlomeno, una pace globale in quella parte di mondo in guerra.
Promise che avrebbe chiamato Putin, Zelensky, Netanyahu, Iran, tutti i protagonisti delle vicende belliche in corso.
Così ha fatto in effetti, alternando telefonate intercontinentali ad incontri al limite della tragicommedia nell'americanissimo Studio Ovale, promettendo investimenti immobiliari futuri in parti del mondo in cui si muore per fame. Poi?  Saltuariamente fra un annuncio e l'altro ha promesso e ripromesso che le armi americane non avrebbe più attraversato l'Atlantico dirette a Kiev, anzi. Anzi forse si ma con il conto da pagare a carico dell'Europa. 
Ancora.
Ha inviato i bombardieri sulle centrali nucleari iraniane appoggiando chiaramente Israele nella strategia di Tel Aviv di fare piazza pulita dei nemici storici dello stato ebraico.
E in seguito ha spostato l'obiettivo nuovamente sulla Russia, sull'ex amico, forse, Putin.
E sono aumentate le scadenze per una tregua che si spera definitiva. Ma che ad oggi non pare vicina.
50 giorni poi 100 poi chissà e nel mentre l'estate passerà e arriverà un nuovo inverno e con esso se tregua non sarà presumibilmente il conflitto riprenderà.
La conta dei giorni in altra ottica può sembrare un avviso alla Cina, alleata soprattutto economica di Mosca, un escamotage neppure troppo velato per convincere il Drago cinese a convincere la Russia (in apparente crisi economica) a finire un confronto bellico che ha cambiato gli equilibrio dell'Europa e del mondo.
Un conto alla rovescia dei giorni che lascia intravvedere un lungo momento ancora di incertezza, di incapacità da parte dei grandi del mondo di trovare intese in tempi brevi.

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