E' ancora notte che mi sveglio piano. Lei dorme al mio fianco, so già che non si accorgerà di nulla. Mi alzo piano, guardo l'ora, prendo gli occhiali senza fare rumore dal comodino e mi dirigo in cucina, al buio, in silenzio.
Le uniche luci che riempiono la stanza sono entrambe azzurre; il fuoco del fornello che si muove sotto la caffettiera, il riverbero dello schermo del tablet appena acceso.
E' ancora notte, la sveglia sul microonde segna un'ora piccola, molto piccola.
Insonnia.
Eccola qui dopo un periodo in cui me l'ero scordata, forse lei sì era scordata di me.
Nessun problema di adattamento però, neanche in ferie riesco a dormire a lungo, anzi. Provo una specie di amore per le sveglie all'alba o giù di lì, il risvegliarsi assieme al luogo che ti ospita, quell'insieme di profumi e suoni che in altri luoghi e in altri momenti non apprezzerei.
Adesso che ho ripreso i ritmi soliti del lavoro, della vita di tutti i giorni, è tornata a farmi compagnia una vecchia amica che si manifesta quasi sempre con segnali sempre diversi.
Dopo giugno e le vacanze al mare, una telefonata che non è per nulla passata inosservata, dormo poco, osservo nel soffitto della stanza da letto immaginarie proiezioni del negozio che gestisco, immagino una parete, un tavolo, li sposto, li metto in ordine, cerco di ricordare poi il da farsi perché e' notte, che diamine, perché lei dorme tranquilla al mio fianco e perché non posso illuminare a giorno la stanza nel cuore della notte.
Prendo appunti con la mente, sperando che al mattino io sia ancora in grado di riportarli su carta o via whatsapp alla collega.
E' un frutto dell'insonnia, quel girarmi fra le lenzuola finge do di non riuscire a trovare una posizione comoda, rilassante. Credo di essere un insieme scoordinato di contratture e dolori, me ne accorgo il mattino, non appena riesco a rimettermi in piedi.
Nel buio del mattino penso alla mia compagna di viaggio, inconsapevole o involontaria forse, e si piccoli cambiamenti che mi ha portato.
Ricordo quello che sogno, io che non ho mai ricordato nulla; ricordo, scusate il giorno di parole che lessi che chi ricorda i sogni è un pazzo, ma non ricordo per ironia della sorte chi lo disse.
Insonnia, con inaspettato effetto collaterali.
Ricordo i volti che ho sognato. Le storie che ne sono uscite, i luoghi, certe mattine ricordo anche i profumi che i sogni avevano.
Forse la stanchezza però mi regala un equivoco profumato; più plausibile che i profumi dei sogni siano un richiamo a lei che dorme al mio fianco, a quell'insieme piacevole di creme e profumi che l'accompagnano in ogni momento della sua giornata.
L'insonnia mi lascia addosso un peso, un senso di incompiuto, una domanda; perché se mi riaddormento non riesco più a riprendere il sogno? E' un punto in sospeso perché se ricordo i sogni ricordo anche che di quasi nessuno so il finale.
Insonnia, mi resta uno strisciante mal di testa, qualcosa in sottofondo, sicuramente dovuto al poco sonno, al troppo caffè, ai sogni ricordati e non terminati.
E ricordo anche dei suoni specifici, un miagolio piccolo ad esempio, lontano...
Dovrei interpretarli, giocare dei numeri al Lotto ma io e il gioco non andiamo d'accordo.
E' ancora buio, vorrei già uscire, iniziare qualcosa, portarla per una volta a compimento in tempi decenti.
Insonnia, e' il sapore un po' amaro del caffè.
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