La voce della piazza

Sono dieci, sobo cento, migliaia, diventano centinaia di migliaia. Dalle strade che intersecano e portano alla grande piazza dall'alto l'immagine sembra quella di un formicaio enorme, ordinato, che si muove all'unisono che per tutti il motivo è uno e solo uno: basta guerra, basta morti, basta genocidio.
Tel Aviv vive la sua serata più coinvolgente: il Forum delle famiglie degli ostaggi ancora un mano ad Hamas, vivi o morti, alza la voce contro il governo di Netanyahu, contro lo stesso Netanyahu soprattutto.
Contro la strage che ha colpito Gaza e i suoi abitanti grandi e piccoli non ci sono state distinzioni.
Contro tutto il male esploso come conseguenza dell'attacco di Hamas il 7 ottobre 2023.
È un gruppo infinito di persone che chiede che tutto questo male finisca. Specie ora che l'attenzione di Trump è concentrata su Ucraina e Russia. 
Il momento è ora, quello di mettere la parola fine ad una guerra che non sembra, nei piani di chi la guida, poter finire, quasi fosse necessaria.
Ma non a riportare a casa gli ostaggi, a Dar loro una degna sepoltura e pacificare finalmente i parenti. No, propedeutica alla carriera politica del premier israeliano. 
Uno ad uno i nemici storici di Tel Aviv sono stati uccisi, spazzati via da missili e raffiche di mitra, nascosti e mai riconsegnati seppur cadaveri.
Le strade alla luce dei lampioni si riempiono sempre più di bandiere, striscioni, silenzio che urlano nella notte.
È una marea umana che reclama figli, fratelli, genitori, nascosti e ridotti pelle ed ossa nel ventre scuro e sabbioso della Striscia di Gaza.
Dove si continua a morire di fame, di guerra, di silenzio.
La piazza, è sempre la piazza che urla, che può cambiare le regole del mondo e della guerra.
Quella stessa guerra che stanca anche il mondo politico israeliano. Tranne Netanyahu, lui no. 
Lui la piazza non riesce ad ascoltarla perché non ha necessità di farlo.
La piazza di Tel Aviv è un punto di partenza per Occidente ed Oriente, un pu ti di partenza per un cessate il fuoco che altrimenti sarebbe irraggiungibile.



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