Terry Fox corre, salta sull’asfalto come un uccellino ferito.
Terry ferito lo è davvero, di quel tipo di ferita che non ti lascia intravvedere nulla di positivo nel futuro. E’ uno sportivo, lo è sempre stato fin dai tempi della scuola, è soprattutto un attivista, questa è la qualifica che lo fissa nel mondo e nell’opinione pubblica.
E’ canadese, nato a Winnipeg, capitale dell stato di Manitoba, città di fiumi ai margini orientali di quella che è considerata la regione delle Praterie canadesi; spazi immensi, agricoltura ed industria, snodo fondamentale per il traffico stradale e su rotaia che collega est ed ovest del Canada.
Nasce il 28 luglio 1958 e fin da piccolo dimostra una naturale e forte predisposizione per lo sport, per la fatica e l’agonismo. Basket e nuoto soprattutto attirano il giovane Terry.
Negli anni della scuola secondaria gioca a basket nella squadra della scuola come guardia titolare; adora lo sport e rincorre il sogno di diventare insegnante di educazione fisica una volta terminato il percorso scolastico presso la Port Coquitlam Senior Secondary School sceglie di frequentare l’università iscrivendosi al corso di chinesiologia.
Terry non smette mai di praticare sport e negli anni universitari alterna il parquet e la piscina ai libri.
L’uccellino saltella sull’asfalto, corre, nuota, inconsapevolmente va incontro al proprio destino.
L’appuntamento con il destino Terry lo ha il 12 dicembre 1976, troppo presto. A seguito di un incidente stradale all’apparenza banale, quasi ironicamente, innocuo Terry riporta un trauma al ginocchio. Segue una terapia adeguata, riprende a praticare sport ma a volte la fatica e il dolore sembrano insormontabile; la nuova vita di Terry sembra andare avanti di pari passo con il persistente dolore al ginocchio ferito nell’incidente.
Il dolore aumenta fino a che nel 1977 il ragazzo canadese decide di sottoporsi ad una visita specialistica magari preparandosi mentalmente ad un nuovo intervento. Una pausa dallo sport per poi ricominciare a correre e nuotare.
La diagnosi però è un fulmine a ciel sereno che in un primo momento travolge il giovane Terry e la sua famiglia. Il ragazzo soffre di osteosarcoma, un tumore maligno alle ossa che in parole povere non lascia scampo quando colpisce l’organismo. La soluzione unica che diagnosi e medicina lasciano a Terry è l’amputazione della gamba offesa, la destra e l’applicazione di una protesi in luogo dell’arto mancante.
Genitori e fratelli si stringono attorno a Terry, ai suoi riccioli rossi e alle sue lentiggini.
Terry si risveglia, osserva lo spazio vuoto sotto il lenzuolo, sa che dovrà diventare presto un’immagine quotidiana, quasi normale. Ascolta i medici, stringe la mano alla mamma, al papà, ai fratelli. Sa che sarà difficile camminare ancora prima che correre. Sa però che quella struttura strana, rigida, fredda come può essere freddo il metallo sarà la sua nuova compagna di viaggio.
Terry pensa al parquet, al retino del canestro che si muove quando la palla lo attraversa. Ci ripensa ogni mattina, quando in palestra percorre i primi metri con la nuova gamba, con la postura fragile, un po' sbilenca e storta. Però riesce a mettere un passo dopo l’altro sulla pedana, una piccola passeggiata, la prima.
Il ragazzo ha un’idea guardandosi allo specchio; la condivide con la famiglia, con gli affetti più stretti.
La famiglia ascolta, approva, si stringono all’uccellino ferito che mentre pensa al sogno infranto di insegnare educazione fisica ai ragazzi nelle scuole sembra meno ferito di prima.
L’idea è qualcosa di folgorante, apparentemente semplice ma enorme, una di quelle idee che solitamente solo chi le pensa le apprezza: percorrerà a piedi il Canada, da una costa oceanica all’altra.
Si preparerà, farà una preparazione atletica mirata a percorrere ogni giorno 42 chilometri, la stessa distanza della maratona. Gli occhi si illuminano quando racconta il suo sogno: raccogliere un dollaro per ogni cittadino canadese e creare un fondo che possa aiutare la ricerca contro il cancro.
La maratona inizia il 12 aprile 1980 dalla cosata atlantica del Canada; Terry corre, a volte avanza a piccoli salti, non senza fatica ma il carattere è più forte e il ragazzo avanza per tutti i 42 chilometri della maratona.
I giorni passano alternando il caldo e la pioggia che bagnano i capelli ricci del ragazzo. La comitiva che affianca il ragazzo procede un chilometro dopo l’altro arrivando a metà del Canada. L’estate sta finendo, è settembre, i boschi attorno alla regione dei Grandi Laghi assumono lentamente i colori gialli e rosso dell’autunno che sta per arrivare.
E’ il primo settembre 1980, Terry e la comitiva sono arrivati in prossimità di Thunder Bay, sono trascorsi 143 giorni dall’inizio della Maratona della speranza (così è stata rinominata l’impresa del giovane Terry Fox) e i chilometri sono 5373.
Terry tossisce, forse l’autunno ormai prossimo, l’aria umida che affatica il respiro rendono la corsa del ragazzo più complicata. Dopo un consulto medico Terry Fox ha il secondo incontro con il suo destino. La diagnosi non lascia nuovamente scampo: metastasi diffuse ad entrambi i polmoni. La Maratona della speranza a metà del suo percorso si deve interrompere; Terry non avrà modo di riprendere la corsa però.
Un anno dopo la diagnosi di Thunder Bay entra in come e il 28 giugno 1981, solo un mese prima di compiere 21 anni, muore.
L’uccellino saltella ferito, si ferma sul filo e si racchiude su se stesso per proteggersi dal destino.
L’impresa del ragazzo canadese, il suo coraggio assoluto, non restano incompiute però, anzi. Il dopo, quel lungo periodo di vita senza il sorriso e le lentiggini di Terry vivono in suo nome.
Dopo il funerale trasmesso in televisione l’emittente CTV organizza a suo nome una raccolta fondi di grande successo. Finito il tempo della Maratona della speranza i familiari di Terry danno vita alla “Fondazione Terry Fox” che negli anni fino ai giorni nostri raccoglierà fondi che devolverà ad ogni tipo di progetto di ricerca.
Terry continua a saltare sull’asfalto come un uccellino ferito, col sorriso sul volto sofferente,
Oggi si corre la “Terry Fox Run”, una maratona non competitiva che diventa una commemorazione di quel ragazzo coraggioso, e al tempo stesso un’occasione per raccogliere fondi per la ricerca medico scientifica.
Postumo, nel 1999, arriva un ulteriore riconoscimento al coraggio del ragazzo quando un sondaggio lo nomina il più grande eroe canadese. E non può essere diversamente.
Anni dopo lo stop drammatico della Maratona della speranza un ragazzo amputato alla gamba sinistra, Steve Fonyo, percorrerà la distanza mancante che il destino ha tolto a Terry Fox.
Steve saltella, corre, la sua protesi è più leggera di quella di Terry, sembra quasi una appendice naturale del corpo. Corre, saltella, alle sue spalle ad ogni chilometro un uccellino con la testa rossa lo accompagna, cinguetta, apre le ali.

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