Supercoppa Europea UEFA, stadio Friuli di Udine, 13 agosto 2025.
A due passi da Ferragosto, nel pieno di una estate calda, poi piovosa poi arida.
Città di centomila abitanti, tanti immigrati, tanti italiani, pochi udinesi, serrande chiuse da tempo immemore ma la città piace, pare però più oltre i confini regionali che non al suo interno.
Occasioni di crescita la città ne ha avute tante negli ultimi anni sia con amministratori di destra che di sinistra perché bisogna pur ammettere la verità.
L'attività turistico ricettiva legata finalmente a filo doppio con l'attività del polo museale ha portato i suoi frutti e vedere il piccolo centro invaso da comitive varipunte di turisti ha la sua ricaduta positiva sul commercio, sugli affari, che il denaro in fin dei conti giustifica ogni cosa.
Attività sportive principali gli sport di squadra quali calcio, basket (entrambe le società partecipano alle rispettive leghe principali), rugby, volley, scherma.
Una città che al di là forse di quanto gli stessi cittadini vorrebbero sono vive, vivaci e attive.
Il calcio in particolare frequenta "il salotto buono del calcio" da trent'anni e cosa di non poco conto ha uno stadio di proprietà, ecosostenibile.
Perché questa precisazione? Perché tutte queste particolarità, assieme ad altre più tecniche ovviamente, hanno spunto l'Uefa (organismo che gestisce il calcio in Europa) a scegliere Udine come sede per ospitare la finale di Supercoppa Europea 2025 fra i francesi del Paris Saint-Germain (vincitori della Champions League) e gli inglesi del Tottenham Hotspurs (vincitori della Coppa UEFA).
Evento che si spalma in realtà su più giorni, su protocolli di accoglienza e gestione dei tifosi-turisti approvato dall'organismo di sicurezza e vigilanza della stessa UEFA. Poi la sicurezza delle forze dell'ordine italiane, le ordinanze prefettizie, qualche limitazione propedeutica al mantenimento dell'ordine pubblico, qualche disagio fisiologico per un evento del genere (se si ragiona in termini di tifoserie si ragiona ovviamente in termini di migliaia di persone e i problemi che possono sorgere dalla loro gestione).
E poi il Village della UEFA, chiosco e merchandising, le coppe esposte al pubblico, la loro vigilanza, le foto, il dj set in una delle location più belle della città, la Loggia del Lionello collegata al palazzo del Comune, e campi da calcio, palloni gonfiabili per grandi e piccoli che un calcio alla palla lo vogliono sempre dare, anche sotto il sole cocente.
Disagi, si alcuni, ovvio, necessari.
Consensi, pochi, quasi nessuno, per pochi intimi.
Nessuno dai commercianti storici, nessuno dai pochi che abitano il centro. Nessuno da parte di chi da blog e stampa evoca scontri fra immigrati e tifosi, fra tifosi e tifosi (le due società sono espressione di due precise anime di Parigi e Londra: i francesi hanno proprietà araba e tifosi per lo più dalle banlieue della capitale. Gli inglesi sono espressione della comunità ebraica londinese), fra udinesi e tifosi, fra infiltrati e non.
Si potrebbe dire che tutti quelli che hanno scelto, approfittato forse, dell'occasione e dell'ordinanza del Prefetto sulla vendita di alcolici in città (solo birra, sotto i 5°), per protestare, evocare ristori e rimborsi salvo abbassare le serrande e allungare il ponte ferragostano dato lo svolgimento dell'incontro il 13 agosto e le limitazioni in vigore ancora il 14.
Ecco, lasciando alle spalle il bello di vedere bella propria città un evento di portata europea rimangono alcu e considerazioni sgradevoli da fare.
Dalla maggior parte delle persone sono piovute critiche sull'ordinanza del Prefetto (e sull'amministrazione cittadina che però in questo caso è subordinata alla decisione del Prefetto)che fresco di insediamento ha gestito al meglio una situazione simile, nuova per la città. Nulla di problematico è successo, le manifestazioni si sono svolte tutte in sicurezza.
E quando si ha avuto certezza che le forze dell'ordine in campo avrebbero garantito la giusta sicurezza tutta la mala informazione mainstream che striscia dai social ai media di carta ed etere è emersa.
E si sono abbassate le serrande puntando il dito sul Sindaco, sul Prefetto, sull'Uefa che così facendo mettono in ginocchio la città. Ecco, io lavoro in centro, esattamente a metà fra le fan-zone dei due club, in punti di raccolta distanti fra loro. Lavoro ed ho lavorato normalmente con le tifoserie, allegre, vocianti, incuriosite, e con i turisti che hanno approfittato dei musei aperti e gratuiti, che dice hanno trovato serrande alzate e luci accese nelle vetrine sono entrati, hanno consumato, acquistato, fatto foto ricordo. E i pochi, pochissimi bar aperti in centro (il numero sta sulle dita di una mano) hanno fatto registrare il tutto esaurito in tutte le fasce orarie con buona pace di chi può avere storto il naso su tazze e bicchieri di plastica o carta.
L'idea più triste, che rattrista, è di non aver colto l'occasione per fare vedere una città che è cresciuta (due anni fa era la città plcon la migliore qualità della vita, al netto delle critiche sempre ricevute), che sa gestire al meglio ogni evento. L'occasione per dimostrare anche fra i commercianti che spesso alzano la voce ma più spesso li trovi sui social, c'è coesione, si lavora per tenere viva la città, non si sprecano i progressi fatti fra alti e bassi in questi ultimi anni.
Si ha l'idea che si preferisca seguire l'informazione mainstream e non la realtà cittadina, il contatto con il mondo reale.
Prevale il voler continuare a fomentare dubbi e paure e non a guardare la città giorno dopo giorno.
Ecco, la Supercoppa per Udine ha il sapore di una bella occasione sprecata.
Commenti
Posta un commento