Abbassare i toni

Forse il momento è ora, è questo.
Il momento di abbassare i toni, smorzare polemiche oramai bipartisan, intercontinentali.
Quelle polemiche che ormai da tre anni ci accompagnano quasi quotidianamente.
Polemiche che investono ora la destra, ora la sinistra come se le elezioni del settembre di tre anni fa.
Abbassare i toni, evitare lo scontro ad ogni costo, pensare, riflettere.
E solo dopo parlare; parlare a chi ti ascolta, al popolo del paese, a chi ti ha eletto e a chi si trova all'opposizione.
È il momento di non portare il livello del dibattito su terreni pericolosi, di non trascendere sull'attacco personale.
Rispolverare dalla memoria del Paese anni feroci, di piombo come vengono ricordati (gli anni del terrorismo, degli omicidi di stato) per uso politico alla ricerca di consenso dubbio in un momento particolarmente difficile e grigio è una pessima scelta da parte di chi rappresenta le istituzioni; accusare l'opposizione, in questo caso la sinistra di creare clima da anni di piombo, di lotta armata e terrorismo è accusa pesante, una di quelle che non possono non avere un eco deflagrante, specie in un momento sociale non tranquillo, un periodo sociale che vive di rabbia ed incertezza. Una platea "ideale", debole per esasperare i toni, per passare dalle parole ai fatti.
Quei fatti che dall'altra parte dell'oceano hanno portato all'omicidio di Chris Kirk, influencer e leader di un movimento vicino al presidente Trump.
Vicinanza che ha creato inevitabilmente un tourbillon di effetti estremi, j'accuse pesanti come pesante è il clima di rabbia ed odio che ritorna da questa parte dell'oceano e tocca Gran Bretagna ed Italia, Spagna per voce del movimento di destra Vox e nei Länd della Germania più orientale sempre più in nano alla Destra come anche le ultime elezioni hanno dimostrato.
Nello specifico del nostro paese, oggi a guida centrodestra, questo tipo di clima di odio ed accusa storicamente trova terreno fertile (altrettanto storicamente il consenso è bipartisan), in persone apparentemente insospettabili come nelle persone che vivono in difficoltà economiche, personali.
E le parole che giungono da chi guida il paese  oggi più che mai so o sgradevoli, pericolose, così come è sgradevole e pericolosa l'assidua presenza sui social di ministri e non, le frasi che vi vengono condivise e male interpretate.
Persino gli scambi accesi con scambi di accuse (pro Palesti a e pro Israele, pro Ucraina e pro Russia), offese che trascendono sul personale, gesti da scuola non da emiciclo.
Chi oggi accusa, sbraita, abbaia rabbioso contro l'avversario non ha guardato indietro, alla storia del paese, alla storia politica del paese.
Il clima di odio sociale diede vita alla lotta armata, al terrorismo, alla gogna mediatica (e qui la casistica si allarga dai grandi scandali italiani agli omicidi politici).
Parole e toni che hanno ridotto quel paese di allora un paese diviso, in lotta col potere politico, economico, in lotta con chi non condivideva le stesse idee politiche.
Ne uscimmo certo ma non del tutto come dimostrano gli omicidi dei primi anni 2000 da parte di una nuova componente della lotta armata. 
Lo Stato è riuscito ad uscirne, quasi a debellare il nuovo movimento dimostrando anche una certa compattezza politica fra i partiti: uniti per uscirne.
Oggi appare tutto così lontano, a tratti inutile.
Ed è proprio per dimostrare quanto deleterio sia questo perseverare in j'accuse senza fondamento, gravi, che guardando al passato c'è la necessità di silenzio, di abbassare quanto più possibile i toni, evitare che l'inevitabile scontro dialettico esca dal Parlamento e arrivi pericoloso per le strade del paese.
Occorre guardare la nostra storia, capirne gli orrori e gli errori politici fatti allora e cambiare le cose. Che non posso o essere discusse alle "sagre di partito" in coda all'estate e postate poi su uno dei tanti social.
Abbassiamo i toni per noi italiani, per quegli italiani che hanno sacrificato la propria vita per i loro ideali.






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