Non so bene cosa sia, forse la pioggia che non smette di cadere e proprio oggi.
Forse l'autunno così improvviso che mi ha sorpreso.
Forse più di tutto quanto il sapere in cuore mio che non serve a nulla, che è una scusa servita su un vassoio d'argento, a mezzo stampa, a telecamera e microfoni spianati.
Il sapere che un piano di pace così è pensato per una sola delle due parti, per mettere una fine certa ad un piano già deciso.
Forse la fine della guerra fra Israele ed Hamas e' alla sua fine, terminerà inevitabilmente con un vincitore ed un vinto ma non può non lasciare lo spazio al dubbio sul futuro, sui destini di quella generazione che oggi è chiusa una striscia di terra sabbiosa, polverosa e ridotta in macerie.
Forse possiamo, noi come persone, noi come Occidente, intervenire oggi per dare un futuro quanto più possibile vicino alla normalità a questa generazione e a donne e bambini sopravvissuti all'inferno, e fra questi ci sono anche gli ostaggi israeliani che hanno visto la loro vita altrettanto stravolta.
Il piano di pace pare quindi esserci, molti dubbi lascia la sintonia ritrovata fra Trump e Netanyahu che ricorda da vicino il summit estivo con Putin.
Certo, contrariamente alla guerra fra Ucraina e Russia sulle coste medio orientali del Mediterraneo ci sono personaggi il tycoon americano forti interessi anche personali, aspetto sicuramente non secondario nella seconda amministrazione di "the Donald".
Gongola Netanyahu quindi, apparentemente vincitore, gongola perché salva il suo governo, la sua carriera politica e i propri guai giudiziari in patria; guai che la guerra ha nascosto ma che non sono scomparsi.
Forse sarà l'autunno che si presenta con una giornata pesante ma il dubbio su questo piano di pace in venti punti per nulla chiari rimane, così come rimane il dubbio sul perché il mondo arabo (Qatar, Arabia Saudita e Dubai soprattutto sia stato quasi messo in angolo ed informato a cosa fatte...).
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