Flotilla ed aiuti

Il "buon vento" augurato alla Global Sumud Flotilla umanitaria salpata da Barcellona diritta a Gaza, e staremo a vedere come e quando interverrà l'Idf quando inevitabilmente  avverrà la violazione del blocco navale davanti la Striscia, porta con se le dichiarazioni geopolitiche di Israele per voce del ministro della Difesa Smotrich che assicura che Tel Aviv in Cisgiordania occuperà l'82% dei territori pari a 45 ettari che di fatto impediscono e impediranno la costituzione di uno stato palestinese.
Mentre la Flotilla naviga verso il sud del Mediterraneo con il carico di aiuti umanitari nel Medio Oriente Israele non si nasconde più: dopo una tregua minima, sottile, torna a bombardare le truppe Unifil presenti nel sud del Libano, e penetra in profondità nei quartieri di Gaza City dove ormai gli sfollati si sommano alle migliaia già presenti. Il numero di persone sfollate è di un milione, un milione di persone ridotte in povertà, senza possibilità economiche, senza un tetto, senza cibo.
Tel Aviv mobilità i riservisti dell'esercito per l'ultima spallata ad Hamas e a tutta Gaza a questo punto, ricomincia a bombardare a nord e rifiuta per voce del premier Netanyahu l'offerta di pace, non tregua, di Hamas (stop alla guerra e rilascio degli ostaggi) che nel corso di questi tre anni di guerra èha visto decimare i propri vertici militari.
Le parole di Netanyahu rilanciano l'idea di un premier che ha vincolato la sua carriera politica alla guerra: citando un film di Alberto Sordi "Finché c'è guerra c'è speranza".
L'idea è che l'arrivo davanti alle coste della Striscia della Flotilla umanitaria nonostante presenze di attivisti, politici, volontari, alzerà il livello della crisi fra Israele e il mondo occidentale.
Con buona parte dello stesso mondo occidentale occupato sul conflitto fra Russia ed Ucraina, come se strisciante fraxle parti fosse in essere un accordo per lasciare via libera a Netanyahu.
Hamas contrariamente alla sua storia prova a fare un passo avanti verso la fine del conflitto, i volontari da tutto il mondo pure nonostante il rischio di missili e proiettili sia più che tangibile (attivisti che potrebbero rischiare l'arresto in quanto paragonati a terroristi), Israele no.


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