Quanto fragile può essere la tregua apparentemente pacifica fra Israele ed Hamas appena sottoscritta e celebrata da social, media e chiunque abbia avuto la furba prontezza da salire sul carro dei vincitori?
Saltatori sul carro che negli ultimi anni, complici le guerre e le crisi internazionali si sono moltiplicati.
È festa, qui, in occidente, dove ogni dettaglio del piano di pace studiato e messo a punto da Trump e Netanyahu è applaudito, quasi osannato al punto che la controparte che manifesta e chiede di non scordare Gaza e la Palestina è vista quasi come un fastidio, che non si nasconde di non sopportare più.
No, non le persone comuni che lavorano, vivono quotidianamente il paese, ma il popolo eletto, quello che occupa contemporaneamente gli scranni del Parlamento e le poltrone dei talk show e dei telegiornali.
E' festa a Tel Aviv mentre si riabbracciano i parenti, padri e figli, che tornano dal lungo rapimento ma è festa breve perchè ci si scontra con gli sguardi vuoti e sofferenti degli stessi parenti, che ricordano i lunghi giorni di guerra e dolore che hanno inevitabilmente creato una linea netta fra il prima e il dopo.
dolore che non ha conosciuto età, sesso, stato sociale, colore politico.
Si festeggia e acclama il presidente americano che atterra nel medio oriente come vincitore e parla, pontifica con la solita arroganza e pochezza di eloquio che ormai contraddistingue questo mandato.
E a Gaza si cerca di ripartire fra case che non sono più case, famiglie che tali non lo sono più. Si festeggia l'idea di un giorno nuovo, senza parlare di morte.
Si festeggia per le strade fatte di sabbia e polvere anche se per le stesse strade fatte di sabbia e polvere si continua a bombardare.
E a morire. Morire del fuoco nemico e amico.
Si, morire ma noi festeggiamo; festeggiamo un piano di pace e tregua improvviso, che rimane più di ogni altra cosa debole, fragile.
Un piano di pace che appare fragile, forzato, in balia di eventi che non sono controllabili, che andrà ad intersecare la propria riuscita con i destini politici dei suoi fautori, dei protagonisti sbagliati di questa storia.
E' festa, sono giorni di festa anche se non sembra, non sembra davvero.
Tutto sembra arrogante e fragile, come i protagonisti di questo momento storico, che sembra uguale ad altri momenti storici, purtroppo noti e drammatici.
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