Notti insonni e cortisolo

Dovrei smetterla di alzarmi presto, fermarmi per ore ad osservare fuori dalla finestra cosa succede: se piove, se c'è il sole. Dovrei smettere di contare nel buio quante sono le finestre accese nel palazzo di fronte, sono sempre le stesse ogni giorno. Per ogni luce accesa c'è un perché, un motivo valido. L'insonnia, un turno al lavoro, un bambino che deve essere nutrito o pulito, un animale domestico che richiede attenzione.

Domande che mi pongo senza un motivo reale mentre aspetto che il caffè sia pronto, mentre aspetto un download sul tablet, mentre aspetto che arrivi un inizio di tramonto. Dovrei smettere di bere caffè la sera, di tenere nel comodino quaderni e penna e tablet, ogni cosa mi possa servire per scrivere, in qualsiasi momento.

Una ossessione sbagliata, sicuramente sbagliata alla quale però non riesco a rinunciare. Come tutti sono arrivato alla mia età cercando di trovare quanto più equilibrio possibile anche se questo era precario, lo è sempre stato per una infinita serie di motivazioni, cause ed effetti.

Motivazioni, cause ed effetti che si alzano presto assieme a me, si siedono a tavola e mi fanno compagnia ogni mattina, quasi che aspettassero in mia compagnia il nuovo giorno.

Dovrei smettere di mangiare tardi, di non digerire bene, come una persona normale e forse dovrei smettere di farmi condizionare da quello che spesso è la mia cena: cose veloci, pratiche da preparare, che in questo momento della mia vita anche fermarmi a mangiare loo considero uno spreco di tempo prezioso. Sbagliando ovviamente.

Vivo ormai da un paio di anni in compagnia di una insonnia che si accentua quando sono in ferie, quando aumenta lo stress lavorativo, quando inizia l'anno scolastico, quando la fine dell'anno si avvicina o fa caldo e arriva l'estate, prima ancora arriva l'allergia e altre notti difficili, insonne, senza fiato. Letteralmente. 

Insonnia che provo ad affogare nel caffè, nel latte senza risultati apparentemente soddisfacenti; mi ritrovo anzi a pensare a cosa staranno facendo i miei vicini del sesto piano, dirimpettai che hanno lasciato accesa la televisione tutta la notte, il gatto dell'insegnante del palazzo vicino che si sistema pigro sul davanzale al riparo dalla pioggia e osserva svogliato una colonia di piccioni infreddoliti.

Me lo chiedo mentre mi gonfio come un palloncino, mentre il cortisolo mi lavora ai fianchi, letteralmente. Me lo chiedo fra un post e l'altro, fra la ricerca spasmodica di una nuova idea scrivere e la voglia matta di rilanciare quello che ho già prodotto nel mio piccolo.

Non è ancora l'alba e ogni giorno, giorno dopo giorno ripenso alle stesse cose, alle stesse situazioni quasi senza soluzione di continuità. Dovrei forzarmi a fermarmi e dormire, regolare in qualche modo i miei pensieri, metterli in uno spazio apposito e affrontarli uno alla volta, non più tutti assieme.

Dovrei, forse più di tutto lo vorrei.



Commenti