Una risata vi seppellirà

C'è una tregua che non è tregua, assomiglia a fumo negli occhi.
E ora che si deve fare? È notizia di ieri che il tanto atteso incontro in terra ungherese fra Putin, Trump e Zelensky (in ordine alfabetico) è saltato per dettagli tecnici, politici, umorali forse. 
Era atteso come la pagina finale con la quale chiudere la guerra europea fra Russia ed Ucraina.
L'idea forse un po' troppo forzata di Donald Trump era quella di congelare la linea del fronte, chiudere un economicamente vantaggioso per gli Usa, accordo di pace e presentarsi fronte camera sorridente, pennarello alla mano e firma su foglio A4.
Ecco, a Washington come ha ricordato in serata lo storico ministro degli esteri russo Lavrov si sono scordati di considerare sempre la realtà storica, politica e bellica dalla quale è scaturiti il conflitto e che nemmeno l'Europa è riuscita a capire.
Si rimane fermi quindi, al di là degli incontri estivi in Alaska, delle telefonate intercontinentali, delle dichiarazioni di facciata, dei mandati di cattura internazionali (che riguardano Putin).
Si rimane immobili con un fronte di guerra all'interno di un paese europeo, mentre l'Europa vive il suo momento storicamente più difficile schiacciata com'è fra le idee di Trump, ondivago nell'avvicinarsi e poi allontanarsi da Bruxelles, nel dare e poi togliere aiuti economici e militari a Kiev. Schiacciata com'è fra la voglia di staccarsi dall'Unione di alcuni paesi comunque da sempre staccati seppur aderenti alla UE e la ricerca di una unità che non è mai stata così debole come in questi anni: è soprattutto il caso dell'Ungheria di Orban, per altro amico di Putin ma anche di Trump e di Salvini...(vabbè, sembra un caso di trova l'intruso)
Zelensky ha provato ad alzare la voce in un esercizio assoluto di equilibrio: alzo la voce ma cerco di non infastidire Trump.
Niente missili Usa per Kiev, per non sembrare quella nel cuore dell'Europa una guerra anche americana.
Il presidente ucraino appare isolato, illuso da promesse non mantenute dal tycoon. Isolato dall"Europa e lontano da quella coalizione dei Volenterosi europee che oggi sembra assistere silenziosa allo svilupparsi degli eventi. Deve fare i conti con il fronte attuale del conflitto che è dentro il paese e che si vorrebbe congelare, che vuol dire perdere buona parte del confine orientale (territori ricchi di materie prime e di comunità russofone) e del consenso interno che ad oggi non è dato sapere quale sia.
Contemporaneamente a questa fase di stallo improvvisa ma non troppo la Russia dagli schermi televisivi del paese schernisce Trump, gli americani invadono le strade delle metropoli per protestare contro il tycoon che nel mentre continua a sorridere a favore di camera, ad amministrare il paese come un'azienda. E in Ucraina si continua a morire, a vivere nel black-out, sotto le bombe. Lo stesso scenario che continua a Gaza...

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