Come si può fare a meno di un buon aperitivo, meglio se fresco, direttamente sulla sabbia della spiaggia col sole ancora alto?
O in città dove la moda comanda, nella piazza più bella "che altrimenti sa di proletario", fra portici e monumenti e le cafonerie delle new generations?
Ora é moda, come dice chi mastica l'inglese é cool, se con la bevanda ci accompagni l'equivalente di un pranzo di nozze in finger food. E tutti, anche sull'onda lunga dei vari masterchef minichef e quant'altro, ci siamo scoperti intenditori dell'happy hour e delle varie movide che chiamiamo così alla spagnola pure se siamo ad Ortisei. Tutti chiediamo una tartina in più ed un buon bianco aspettandoci che dalla cantina si stappi per noi, ma solo per noi, il miglior bianco possibile. Al tavolo arriva un bianco che più scarso non c'é. Ma sarà l'atmosfera dei centri storici, la compagnia degli amici all'happy hour fresco di frigo ci gustiamo pure il Tavernello.
Io che vengo da un paesello di tremila anime ricordo che la scelta, oltre allo spriz immancabile nelle osterie locali, dell'aperitivo era fra gingerino, crodino e campari soda. E se chiedevi due patatine oltre a sbuffare e sacramentare l'oste ti indicava l'espositore delle mitiche San Carlo. Che quindi pagavi.
Poi tutto si é voluto secondo le mode e il popolo dell'happy hour ha finito con l'ingurgitare ogni cosa vestita da aperitivo, addirittura ribattezzato apericena, tristezza.
Chi glielo dice alla coppia alla moda che l'aperitivo carissimo che si stanno godendo é fatto con la sottomarca del discount?
Prosit!
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