Tutti abbiamo un collega,userò il maschile,che ti parla, ti ascolta, difficilmente ti aiuta, per proprio tornaconto personale.
Succede anche che ti venga a cercare in un caso estremo di aiuto ma che poi ti lasci in disparte e scarichi il letame su di te con il tuo responsabile. Sono cose che in 27 anni mi son successe spesso,mai così di frequente come in questa ultima esperienza Mi rode da dentro la disuguaglianza di trattamento quando l‘appeal della parola meritocrazia all‘inizio mi aveva conquistato. E non ci sono riunioni o cene l4l che tengano. Sono le occasioni migliori per nascondere la testa sotto la sabbia e bere a spese dell‘azienda. Che é giovane,forse forte e ci vuole “tutti assieme appassionatamente“. Care aziende giovani uscite dal mondo social,dalla comunicazione via skype o mail e toccate con mano come mi spezzo la schiena in magazzino mentre il mio collega pacioso mangia. Uscite dal web e dal mondo fittizio delle convention. Raduni oceanici dove agglomerare 200/400 dipendenti perlopiù sconosciuti e indefferenti con la pretesa di fare gruppo. Di mostrarsi, novella Narciso, bella. E pure la pretesa che io mi scambi con tutti il numero di cellulare e che passi il mio tempo a comunicare via etere. Io vorrei solo sapere perché ho sempre un collega che trama alle mie spalle, un geometra Calboni del 2015... che cerca il suo puccettone.
Non porgo mai l'altra guancia e piuttosto, abbandono. Si caro collega, non rientro in azienda come parafulmine, esco magari dalla porta principale mentre tu spali con calma ancora un pó di letame sulle mie spalle e magari in barba ai regolamenti ti fai col capo una birra in ufficio.
Come si chiama l'insetto che vive in una palla di cacca?
Ah si, stercorario.
Caro collega...
Commenti
Posta un commento