Io in autoritratto

E poi ci sono quelli come me.
Che sono bugiardi, disonesti, naturalmente portati ad inguaiarsi.
Portati ad inseguire sottane e pensieri sconci, sporchi dentro con la barba sempre lunga.
La stanchezza attorno agli occhi e l'aria stanca di chi guarda oltre il finestrino.
E il finestrino non cambia mai.
Non cambia mai il punto di vista.
Come sbagliare e non capire, che una soluzione si trova sempre.
E la barba si allunga e si imbianca e i pensieri aumentano.
Siamo fatti male con un pennarello con la punta troppo grossa che ne confonde i contorni e i contorno sbiadiscono fissandoli un pó di più.
La stanchezza come compagna di viaggio ogni giorno che aspetti un'alba che ritarda e il caffé che sale per la stanza.
Restano finestrini sempre troppo sporchi a velare i pensieri più nascosti ma la luce filtra appena, scoprendone qualche dettaglio.
E noi non sappiamo nascondere nulla perché in fondo siamo un libro sempre aperto.
E la tempesta arriva sempre, annunciata come fosse improvvisa.
I guai hanno sempre forme e colori diversi e una scusa cucita addosso per arrivare in fondo ad una settimana e dire, toccandoci il mento brizzolato, che ce l'abbiamo fatta ancora.
Quelli come me che in atri vestiti puoi trovare appoggiati al bancone di un bar o che ciondolano nei viali.
La stanchezza cerchia gli occhi che quasi non li riconosci e impedisce di finire le giornate in maniera alcolica.

Commenti