É successo tutto casualmente, dopo l'ultima paternità.
Fra una nanna e l'altra dei bambino mi son tuffato su internet, su you tube e sui vecchi cartoni animati.
Dei miei tempi, ovvio.
Alla vista di tutta, e dico tutta, la serie di Capitan Harlock mi sono venuti i lucciconi.
Che fare?
Ma eseguire velocemente il download.
E mentre riguardavo le puntate con mio figlio mi tornavano in mente le immagini della mia infanzia, il tormento dato a mia madre per non perdermi neanche una puntata del mio pirata preferito. Incollato allo schermo, quasi dentro che era tutto il mio mondo. E mentre la storia prendeva il largo e io non capivo perché una donna così bella come Raflesia potesse essere anche così cattiva, a casa era entrato il mitico pupazzetto del Capitano. O action figure per dirla secondo gli usi di adesso. Erano decisamente altri tempi. Potevi dare al tuo pupazzetto la postura che volevi e sembrava una cosa all'avanguardia ma alla decima posizione il pupazzetto si bucava nelle giunture perché era di gomma con un telaio di fil di ferro. Dopo pochi giorni di gioco, vuoi rinunciare al tuo supereroe preferito?, avevi un pupazzetto completamente snodato e informe. Altri dieci giorni e il tuo Capitano viaggiava verso la pattumiera. A me rimaneva l'Arcadia la sua bellissima astronave, o un qualcosa di somigliante, fatta ora coi Lego, ora col cartoncino. E rimaneva disabitata fino al giorno in cui il papà mi ricomprava il pupazzetto del Capitano.
E giocando ho seguito tutta la saga fino all'epilogo che da bambino ovviamente non capivo. Mi son sempre chiesti perché abbandonare a Terra dopo la fatica fatta. Riguardando le puntate col mio piccoletto ho evitato di darmi una risposta ma ho contagiato mio figlio.
Forse il risultato migliore.
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