La farfalla granata

Ci sono eroi che ricordi perché sopravvivono nei libri di storia, nelle targhe apposte lungo strade e piazze. Ci sono altri eroi che vivono nel cuore della gente, che sopra vi posano la loro targa e lì vivranno per sempre, a prova di oblìo.
E ci sono eroi che non hai vissuti in prima persona perché l'anagrafe non lo ha consentito ma che ti sono entrati dentro perché ci sono libri e ci sono racconti che te li hanno spiegati. Se poi hai un fratello maggiore che tifa Toro, granata, parte della storia diventa anche tua. E corri appunto a cercare giornali e libri, internet sarebbe arrivato molto dopo, per capire chi era questa persona e cosa lo ha reso immortale. E scopri che anche lo sport ha le sue pagine nere, tristi, quelle che ti rimangono più a lungo nella memoria. Scopri anche un'Italia diversa dalla tua, scoperta indispensabile per capire il personaggio e le critiche, dove quello che tu dai per scontato era polemica, battaglia. Dove anche la musica era nuova, una scoperta.
Di chi parlo? Si chiamava Luigi Meroni, maglia granata numero 7, fuori dai pantaloncini, calzettoni arrotolati sulle caviglie, zazzera e baffetti. Un idolo in una città operaia come Torino, un qualcosa di particolare fuori Piemonte, la risposta italiana all'irlandese Best per la stampa. Io non l'ho vissuto che dopo, molto dopo quel 1967 se lo portò via, ma so che ci starebbe bene anche ora, ora che di anni ne son passati 48. Una vita. Una vita che altri gli hanno reso più difficile di quanto non fosse. In fondo anche se hai una città ed uno stadio ai tuoi piedi, non sei immune dalle critiche. E criticato era il vivere in una mansarda con una compagna non ancora separata, quasi che trovare l'amore debba seguire percorsi obbligati, vestire con abiti disegnati da soli avesse chissà quale significato. Morire giovane lo ha reso immortale, morire granata lo ha reso eroe. A me la sua storia e il suo modo di vivere sono sempre piaciuti e quando mio fratello me la raccontava mi appassionavo. É morto sulla strada, investito da un'auto. Guidata da un tifoso granata futuro presidente del club; curiosi i sentieri che prende il destino. Meroni, sono certo, era al fianco dell'amico Combin la domenica successiva la sua morte. Tre reti nel derby con la Juve quando sei fisicamente non al top. L'amicizia segue percorsi ancora più strani del destino.
É un ricordo di qualcosa, di un fenomeno, che non ho potuto vivere in prima persona, ma che mi sarebbe piaciuto vedere.
Ciao.

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