Ok, è la settimana di Sanremo, città o santo a questo punto non so bene cosa sia sorto prima.
È la settimana in cui i palinsesti televisivi rinunciano alla battaglia dell'auditel, che tanto alla fine siamo tutti nazionalpopolari e uno sbircio al festival capita di darlo. Non ci sono film, fiction o qualsivoglia programma che possa attirare un pò di attenzione. Programmi per casalinghe depresse o no private per un sabato delle "taumaturgiche" lacrime della De Filippi o delle "rose rosse" di Ranieri. E a noi? Che delle canzonette non ci interessa, che vogliamo solo due ore di tv e poi ciao? Può bastare il campionato, spalmato dal giovedì alla domenica con Juventus-Napoli il sabato della finale? Troppo caos, troppa miseria. Anche adesso che dovrò pagare il canone volente o nolente ( e se non pagassi l'Enel?) a prezzi di saldo ( sarà un bene o una totòtruffa di Mr. Bean Renzi?) la Rai, ma pure Mediaset dai sempre più piattaforma pay, mi "obbliga" al Festival, al gioco delle vallette, o del valletto ( a proposito, era un omaggio al family day, all'uguaglianza etero-omo?...), e dell'ospite prezzolato, pagato coi miei soldi, che santifica/pontifica sui mali del mondo, coincidenza quando il Papa s'imbarca su un volo destinazione Centro America. E spazio quindi ai big in minuscolo, che sono gli stessi di quando ero bambino, a parte qualche giovine virgulto piazzato lì dalle faine di "Amici".
Meno male che qualche canale, stranamente della galassia Mediaset, propone qualche bel film nostrano e allora alla faccia di Conti, ma lui è l'unico che salvo, Rai, Comune di Sanremo e il suo vigile in mutande, mi godo "L' Esorciccio" dal primo all'ultimo fotogramma. Mi emoziona di più Ciccio Ingrassia che esorcizza il meridione che gli Stadio in trionfo.
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