E domani?
San Valentino, finalmente. Si festeggia l'amore. Ci sta, siamo fondamentalmente un popolo di consumisti che necessitano di una ricorrenza qualsiasi per "muovere il mercato". Non basta essere a soli quaranta giorni dopo il Natale, seguito dall'Epifania, dal Carnevale appena chiuso nel cassetto e a pochi passi da Pasqua. È la festa di chi si ama, di chi è coppia ed è un'altra festa in cui "devo fare un regalo". La frase di rito come se nel calendario che compriamo ogni anno ci fosse segnato in rosso quando regalare qualcosa. Amiamo.
Amiamo sempre, che sia il 29 gennaio che il 12 settembre. Ogni giorno amo la persona con cui vivo, non capisco la necessità di festeggiare in maniera massiva il 14 febbraio, coi borghi addobbati a festa e l'immancabile chiave del cuore che senza il mio, di cuore, non lo apri. E con la festa l'odore delle fritelle rancide. Serve La Festa con le maiuscole per andare avanti, per dar modo alla P. A. di avere un ponte, un'occasione in più per non timbrare e continuare a star a casa in mutande. San Valentino e l'indomani non c'è un santo con lo stesso charme: Faustino, quasi con fastidio a patrono dei single.
Il consumismo ci regala feste, acquisti e vetrine da rifare di continuo. Siamo tutti innamorati, non può essere altrimenti. Me lo ha detto il calendario.
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