Il ritorno dello Squalo

Piccola incursione nel mondo del ciclismo. Sport che vive il suo clou con la bella stagione, anche se poi tutte le immagini delle tappe di montagna ti riportano la neve, con le grandi corse a tappe e panorami, ammettiamolo, degni di essere attraversati in bicicletta. Si parte con la pioggia, spesso e volentieri della classica Milano-Sanremo per attraversare muri e pavé del Belgio con il Fiandre, poi la Gand-Walegem e la Parigi-Roubaix. E in ogni corsa apprezzi il sudore e la fatica di ogni corridore. Poi,  come in tutti gli sport che si rispettino ci sono le corse a tappe, dove tu ciclista fai i conti con la fatica e con il tempo, e sposare tattica e allenamento con qualcosa di impalpabile come il tempo é meravigliosamente umano. Con la primavera arriviamo noi italiani con il Giro d'Italia, la maglia rosa e la Gazzetta su tutto. É il nostro giro, coi campioni rincorsi per strade strette, fin troppo a volte, e il nome scritto sulle strade che non si sa mai. Dopo il rosa tocca al giallo de l'Equipe e della Grande Boucle, il Tour de France che spesso a casa dei cari cugini ci ha visto trionfare. L'ultima delle corse a tappe, prima del Mondiale, tocca alla Spagna ed alla sua Vuelta. Corse quasi mitiche a regalare per sempre emozioni per trionfi ed anche cadute. I protagonisti alla fine li scopri un pò come te e un pò supereroi,  che non sai come fanno a mordere asfalto, pioggia e freddo. Oggi, é domenica, si chiude il 99simo Giro d'Italia e il trionfo é azzurro, come il nostro cielo. Vince Nibali, lo Squalo dello Stretto. Ha vinto sulla neve delle Dolomiti mentre la maglia rosa piroettava sulla stessa neve il siciliano partiva all'attacco, col silenzio feroce dei grandi predatori. All'arrivo il trionfo era ad un passo, ad un giro di corona. La cosa bella é stato l'abbraccio dei genitori dello sconfitto, Chaves. Un'immagine da passare a chi vuole avvicinarsi allo sport. Nibali ha vinto dopo essere stato dato per disperso, essere tornato per dimostrare di essere vivo e aver morso gli avversari, la cui unica colpa forse é di essere troppo giovani per accorgersi della grinta del veterano. Nibali vince anche per il giovane ciclista della sua squadra, investito appena prima che il Giro partisse. Ha vinto perché le corse a tappe sono il suo pane e perché é il più forte. Nel momento del trionfo però a me tifoso, lettore ed appassionato, una domanda sorge. La stampa, e i giornalisti della carovana rosa, che fino al giovedì hanno sentenziato che "lo Squalo era morto" o chiedendosi a tutta pagina "Nibali che combini? ", dove son finiti? In prima fila a stringere la mano al vincitore. Ovvio, é un certo tipo di sport per il quale noi italiani siamo portati da sempre. Credo che l'uomo Nibali non voglia dimenticare quello che gli é stato detto per ricordare ogni parola quando vivrà altri momenti difficili. Intanto onore allo Squalo e un vergogna alla stampa troppo incline alle sentenze facili 


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