4 maggio, un giorno come un altro in quasi tutta la penisola. Quasi. Diventa Il giorno se sei di fede granata, granata Torino. Fede non solo calcistica ma di fratellanza, di unione, umano. Tremila, cinquemila, ventimila persone che salgono verso la basilica di Superga, Piemonte. E in Piemonte il 4 maggio non é mai una giornata calda, gradevole. Ma tutta quella gente, quei cuori, le parole che verranno dette e i nomi che tutti sanno a memoria come un rosario laico, scaldano tutto. La basilica, la targa, il cielo. Non si parla solo di fede calcistica, si tratta di ricordare come Dio comanda una squadra, La squadra che non c'é più. Quella squadra che a cavallo della Seconda Guerra Mondiale ha dominato il nostro calcio, e avrebbe dominato anche oltre i patri confini. Il Grande Torino. E grande é la fede granata. Non tifo Toro ma quando cresci con un fratello che in camera tiene il poster del Grande Torino bé, nulla ti é indifferente. E non mi é indifferente l'emozione che trasmette il cercare di capire il perché di tutta questa emozione. 67 anni fa, una vita intera, quella squadra disputava una gara amichevole a Lisbona, invitata in virtù del suo straordinario successo alla gara d'addio del capitano del Benfica. Una gara come tante a metà settimana e poi via a riprendere in mano il campionato per il quinto scudetto di filo. Un'enormità per i tempi. E 67 anni fa a due passi da casa, da quella Torino sabauda quieta e sicura il fato ha deciso che i vari Bacigalupo, i Ballarin, Maroso, Mazzola, i Lievesley splendevano troppo per giocare solo per i comuni mortali e li mandò in cielo ad estasiare gli Dei per sempre. Perirono in uno schianto che illuminò la sera torinese. Il 4 maggio su Superga il cielo non é mai sereno. 67 anni fa c'era nebbia. Errore umano? Avaria? Piace pensare che era il modo migliore per regalare l'immortalità a ragazzi, padri di famiglia, autenticamente invincibili. E gli Dei hanno voluto vicino anche gli ospiti e i giornalisti che di quel Torino narravano le gesti. Morirono tutti e restarono per sempre tra noi. Io per ragioni d'età ho solo letto e visto documentari su questa grande squadra e se mi emoziono ancora vuol dire che erano, sono, immortali e grandissimi. E capisco quel raduno commemorativo ogni anno. Trovarsi, sentirsi uniti, un'unica persona. Per gli Ivincibili del Grande Torino.
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