Bert Trautmann

Chi è Bernhard Carl Trautmann? Credo un uomo che ha vissuto più di una vita. E ha avuto il merito di entrare nella storia e nei cuori di una nazione un tempo, lontano, sua nemico. Bert Trautmann giovane paracadutista della Luftwaffe, l'esercito tedesco-nazista, forse seguendo la massa di suoi coetanei o l'obbligo del tempo (in entrambi i casi non si poteva esimersi), dopo una carriera pluridecorata sul Fronte Orientale viene inviato sul Fronte Occidentale, dove forse il destino gli porge la mano per aiutarlo a cambiare la sua vita. I soldati britannici lo catturano (statistica impietosa in merito ai soldati catturati e sopravvissuti, solo 90 su 1000) e lo internano nel campo di prigionia di Ashton-in-Makerfield. Inghilterra, un segnale che forse la vita di un uomo può cambiare. La guerra fortunatamente finisce e Bert decide di fermarsi nella nazione che per certi versi lo ha salvato. Trova ingaggio come portiere nel St. Helens Town e comincia la sua seconda vita non senza che il mondo lo metta di fronte al suo passato. Un nazista, specie nel 1949, rimaneva tale e quale per tutto il resto della vita, senza che la scelta o l'obbligo in molti casi, venissero capiti. A Trautmann venne in aiuto la comunità ebraica che esortò pubblicamente l'Inghilterra a dargli una seconda occasione. Bert riuscì così bene a buttarsi il difficile passato alle spalle che a 29 anni passa a difendere i pali del Manchester City che per certi aspetti lo consegnerà alla storia. Nei Citizens Trautmann gioca più di 500 incontri, 545, ma è una gara in particolare che lo consegna alla storia e all'epica del calcio. La finale del 1956 di FA Cup, ancora oggi a parere mio il torneo calcistico per club con il maggior fascino, si gioca fra il Manchester City e il Birmingham City. Trautmann in uscita si scontra con Peter Murphy, chiarendo perchè a volte i portieri sono un pò pazzi. Il tedesco rimane a terra. È svenuto e deve essere rianimato coi sali. Sopravvissuto all'orrore della Seconda Guerra Mondiale, il portiere lamenta dei forti dolori al collo. Sul campo pare certo il dislocamento di alcune vertebre del collo. Trautmann decide di rimanere in campo e para ancora, nonostante tutto, vincendo per 3-1 l'incontro e il trofeo. È in campo quando ci sono le premiazioni e le medaglie. Tre giorni dopo arriverà la diagnosi definitiva: collo spezzato. Trautmann in quell'incontro conquista un popolo che lo ha accolto prima da invasore poi da amico. Giocherà e parerà ancora per i Citizens, chiudendo in pratica la carriera lì. Il passo successivo dopo aver lasciato il calcio giocato è il sedersi in panchina, nuova vita, mai banale. Non ha raccolto grandi trofei ma ha portato la sua storia sulle panchine delle serie inferiori del calcio inglese e sulle panchine di nazionali bisognose di insegnamenti come quella della Tanzania. Nel 2004 il riconoscimento del Regno Unito con la nomina ad Ufficiale all'ordine dell'Impero Britannico, il titolo più alto che il Regno Unito assegna ad un non britannico. Nel 2013 il parà ci ha lasciati, lasciandoci in dote una storia epica, che ci insegna che nella vita si può e si deve cambiare, vincendo anche il dolore. 

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