Capita di sognare. A tutti. E spesso di scordare quello che si è sognato. A me capita di fare sempre lo stesso sogno, che le prime volte mi regalava un risveglio pieno di ansie e timori, poi via via che il sogno tornava mi dava serenità. Una serenità anomala però. Perchè al risveglio tutto torna sempre nebuloso, impalpabile, immancabilmente vuoto. Ma non posso fare a meno di coricarmi e sperare di ricominciare quel bel sogno. Che sogno è?
Sogno di due persone che camminano su una spiaggia deserta. La luce e l'assenza di ombrelloni mi fa pensare sia autunno, comunque fine estate. C'è vento, quella brezza marina che entra diritta nei polmoni. C'è un uomo anziano che avanza a fatica nella sabbia; indossa occhiali grandi e spessi. Avanza tenendosi, quasi aggrappandosi, alla mano della donna che lo sta accompagnando. La mano di lei è affusolata, bella e forte. Il passo è deciso sulle gambe lunghe. Lontano sull'orizzonte si sentono rumori: sirene, scafi, sciabordìo di onde. Che anno sarà? Nel sogno non lo so, forse non mi interessa nemmeno. Le due persone le vedo andare avanti, verso una panchina sul bagnasciuga. C'è solo quella in tutto il lungomare. I capelli della ragazza sono lunghi, mossi e neri come la notte. Non guarda mai la persona anziana al suo fianco. Si limita ad accompagnarlo. L'uomo ha una voce un pò nasale, capelli bianchi che conservano il ricordo di capelli ricci. Stranamente non è stanco, nè in affanno. Mentre mi sembra sia passato un secolo vedo le due figure arrivare alla panchina, di granito come quelle di un tempo, e sedersi. Nonostante sia tutto dentro un sogno gli odori del mare li sento e mi fanno male. Ricordi? La ragazza cinge le spalle dell'anziano e lo aiuta a sedersi. La vedo che gli sfiora i capelli come fosse una carezza. Si siede al suo fianco e guardano assieme il mare. Forse parlano forse no. Nulla rompe il silenzio fra i due. Neanche quando lei si sposta i capelli dal viso. Il vecchio la guarda e vedo gli occhi brillare. Cerca lentamente di asciugarsi una lacrima ma la ragazza al suo fianco è più veloce. Con un angolo del fazzoletto asciuga la lacrima all'anziano e lo abbraccio con delicatezza, quasi avesse paura di romperlo. È in quel momento che la voce di lei la sento chiara, oltre il rumore del mare e del vento. Lo guarda e forse sorride delicatamente. "Dove sei stato tutto questo tempo papà?"...Mi sveglio, sempre allo stesso punto del sogno. Mi sveglio col magone, un groppo in gola che non vuol andar giù. L' anziano sono io, fra un numero imprecisato di anni. Sono io, con mia figlia che non vedo da troppo tempo. Sono io che non riesco a immaginarmi che faccia possa avere ma so certamente che è bella. E che ad ogni risveglio mi manca sempre.
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