Alle urne, vi prego, alle urne

Ci risiamo. Senza una cadenza precisa come un tempo visto che ormai siamo in regime di perenne campagna elettorale, ma ci siamo. Ad oggi,25/01/18, mancano 38 giorni alle elezioni. Ecco, tasto dolentissimo, quasi angosciante per noi poveri elettori. Al momento le cassette delle lettere, la stampa, la tv sono abbastanza sgombre da imbonitori vari del seggio elettorale. Io mi limito ad osservare. Le elezioni sono comunque un passaggio importante per noi popolo bue.  È l'unico momento, e l'unico strumento, in cui possiamo dire "tu si, tu no". Ed è anche il momento della massima illusione. Per scadenze varie in tante regioni si vota un po' per tutto: giunte comunali, giunte regionali e il Parlamento della Repubblica. Io oggi non so che preferenza dare. Vengo da una terra di vecchi democristiani dove al massimo della protesta o eri comunista o eri socialista. Ho iniziato li a votare, ad esternare la mia idea. Poi dopo Mani Pulite sono sorti partiti, partitini, pseudo movimenti che hanno fatto diventare la politica, il momento dell'elezione un giocone simil-risiko. Tutti a caccia della poltrona migliore, non la più comoda o di potere ma semplicemente un seggio (anche in alto, nell'angolo più oscuro dell'emisfero, non importa) sul quale aspettare il vitalizio, una volta terminato il soggiorno romano. Con l'avvento del Cavaliere, a mio parere una sciagura, ad elogiare e a fare grande il centro destra a sinistra è fuggito tutto di mano. Ad iniziare dal nome, glorioso, del PCI. Vecchi mestieranti sinistroidi quali Occhetto, D'Alema e Prodi hanno sradicato il partito, distruggendolo in altre sinistre. Dai nomi oscuri , Cosa, Pds, Quercia e dai segretari improponibili ed impresentabili, mi ricordo le cadute di stile di Diliberto e l'erre moscia di Bertinotti, che hanno fatto grande solo una certa destra e l'aura già grande del Cavaliere. Adesso, dopo anni di Governo di sinistra comunque non eletto, danni più o meno grandi e la sfortuna di aver proposto in Europa una figura come quella di Renzi, si ricomincia. Se da un lato c'è aria "nuova" a destra con la faccia vecchia di Berlusconi, nel mezzo ci sono improbabili candidati come Salvini ( certe uscite anche a Strasburgo possiamo evitarle una volta ogni tanto), movimenti pseudo destroidi quali CasaPound, Forza Nuova, Meloni e Alfaniani vari e La Russa. Non male a prima vista. E a sinistra? A sinistra un pianto e una vergogna. Pianto perché "tocca sperare" nuovamente in Renzi, in Bersani e la sua corrente ( che potrebbe speriamo portarlo al largo), in un D'Alema cui probabilmente la Fondazione Italianieuropei non basta più, L'ex sindaco di Milano Pisapia, Rosati e Orfini vari e l'ex antimafia Grasso che probabilmente non vuol rinunciare a rimanere a Roma. Assieme a questi una pletora di ex ministri indagati, inquisiti, nullafacenti. Un pianto, credo un lungo binario morto che sancirà la fine della sinistra. E a rendere più irreale questa campagna elettorale, in cui era altro ci si scontra pure su argomenti sociali quali vaccini, eutanasia e immigrati, il fronte Movimento 5 Stelle. Movimento nato sulle ceneri del vecchio Vaffa Day di Beppe Grillo che ha portato a Roma schiere di nullafacenti, studenti universitari che hanno capito quanto conta una poltrona comoda, più dei divani di Poltrone&sofà, in Italia. Dopo la prima imbarazzante ondata nella quale si è salvato forse il solo Di Battista, ora si punta forte su Di Maio, che non ha mai lavorato e veste rigorosamente in giacca e cravatta anche per giocare a tennis, e mi fa pensare che Grillo, discutibile ma comunque fondatore del Movimento, si sia smarcato dalla sua stessa creatura. Regna insomma una bella incertezza che noi popolino come ad ogni elezione che si rispetti, osserviamo immobili e arrabbiati. La stessa incertezza che regna sovrana su scala nazionale regna pure in quelle regioni, e in alcuni capoluoghi di provincia, dove i vari consigli si rinnoveranno. Obiettivamente, da qui in Friuli, respiro aria di " non so chi sia il meno peggio". La rosa fra cui scegliere sindaci e presidente di regione è sempre la stessa con esimi professionisti del salto dal balcone per rientrare dalla porta, magari di servizio. Dopo i dissesti lasciati in comune ad Udine leggo di Honsell, cui neppure il buon Fazio vuol ridare fiducia, che punta alla regione, e come rivali potrà incrociare Cecotti, ex sindaco della stessa Udine, Tondo, ex presidente della regione, ed Illy ( più defilato penso per umano pudore), idem come Tondo. Insomma, un bel po'di nuovo che avanza a spada tratta. A rendermi più acide le regionali c'è il particolare, non piccolo, non gradevole, che dovrò scegliere a chi dare il mio voto fra le persone che hanno creato il dissesto attuale e i disservizi che paghiamo noi, popolino. Insomma, votare o non votare?

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