Alzi la mano chi ha capito cosa sia successo?
Dopo un tourbillon di contratto-promesse-premesse-psicodenunce di impeachment (parola fatta entrare pure nella nostra Costituzione) il diabolico duo Di Maio - Salvini ha partorito il tanto agognato primo Governo della Terza Repubblica, passando sopra ai tormenti di un Mattarella preso fin troppo di mira sui social dal popolino incapace di giudicare, capendo quello che stava succedendo.
Nello spazio di poco tempo siamo passati dalle accoppiate economisti e tecniche, al primo Governo giallo verde, come fossimo tutti del Bruco al palio di Siena (a questo punto mi aspettavo Aceto premier), con la premessa e l'invito al popolino maschile di toccare ferro o infilare nelle tasche tutte le mani a disposizione.
Per qualche giorno lo stesso popolino ha stretto forte il portafogli ricordando l'incubo che portò al Governo il Vampiro Monti; più del ritorno del Professore ("salito" poi in politica cadendo piuttosto rumorosamente) ha spaventato il termine "spread", con l'impennate tanto care alla Frau Merkel, sempre troppo pronta a sparare ad alzo zero verso il Tricolore.
Forse Mattarella avrà ascoltato un po' troppo Berlino ma ha semplicemente fatto pesare il suo ruolo.
Il problema era Savona e le ventilate voglie, una volte insidiato al Dicastero di destinazione, di uscita dall'eurozona tante care e decantate da Salvini in campagna elettorale.
Il premier col nome da ct è stato sostituito al volo dopo l'impuntatura del Presidente dall'economista Cottarelli, capace di far tornare d'attualità termini fortunatamente scordati come "Salvaitalia" e "spending review".
Fortunatamente, un lampo, un quasi fuoco di paglia.
E Di Maio?
Il pentastellato ben rasato ha urlato all'impeachment, tornato di moda come ai tempi di Clinton e del sigaro, ma poco attuabile e poco realistico in territorio nazionale.
Promessa poi ovviamente ritirata "in nome e per nome del popolo italiano" per richiamare in panchina il ct col curriculum ritoccato e chiamare tutti al Quirinale per dar vita finalmente ad un Governo con tale nome.
E il risultato?
Un governo quasi completamente degno di tale nome e qualche dubbio.
Finalmente un avvocato alla Giustizia, un medico alla Sanità, un insegnante all'istruzione e un altro avvocato alla Pubblica Amministrazione.
Che sia la volta buona che il diabolico duo possa aver costruito qualcosa di buono?
L'unico dubbio è Di Maio al Lavoro e sviluppo economico; tanti dubbi perché forse ci sono esodati che ne sanno sicuramente di più.
A parte questo aspetto, forse meritano le scuse ed almeno un periodo di prova prima di giudicare.
E che la cosa possa essere giusta lo dice anche l'arrabbiatura su tutte le reti Mediaset del buon Silvio Berlusconi, rieleggibile e nuovamente messo in disparte.
Speriamo che l'omonimia del primo Ministro con l'ex ct porti bene e che anche stavolta almeno ai quarti ci si arrivi.
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