Le taumaturgiche lacrime della Ministra

Mentre ancora si discute in maniera altalenante se abolire o meno la legge Fornero con gli stessi che l'hanno approvata sull'onda del Governo infausto del signor Monti e il tremendo decreto "Salvaitalia" che risultano essere seduti sugli stessi scranni magari sotto la bandiera di un altro colore, viene da chiedersi se davvero l'Italiano ha ben capito cosa sia, se soprattutto ha capito dove il mondo del lavoro e la Legge che lo regola, lo ha portato.
Dalla sciagurata Legge Fornero, con annesse taumaturgiche lacrime della Ministra al momento della conferenza stampa, all'insulsa gestione Renzi, il lavoro nel nostro paese è regredito; non tanto ( numeri alla mano ovvio che non sono consultabili da tutti, dall'imprenditore cioè al manovale, al tirocinante, e a quanto pare solo dal Sole 24 ore o Milano Finanza ) nelle entrate, nelle commesse remunerative,  quanto nella difficile gestione dell'aspetto pensionistico e di chi viceversa ha voglia di lavorare per non venire generosamente etichettato come bamboccione da un qualunque organo di stato.
La Ministra ha di fatto portato ad una situazione che in nessun altro paese civile sarebbe permessa, tantomeno accettabile. Ha creato fra i lavoratori una figura nuova, triste anche nel nome oltre che nella figura: l'esodato. Ruolo dal quale non riesci ad uscirne una volta che tuo malgrado ci finisci dentro: la fatica maggiore è rientrare nel mondo del lavoro. Ci si ritrova a competere per 500 euro al mese con diciottenni boriosi che l'obiettivo Pensione non lo hanno ancora ben posizionato. Il trucco pensato al Ministero, avvallato dall'oscura e grigia burocrazia dell'INPS, è far diventare professionalmente giovane il dipendente cinquantenne. Giovane? Con venti e più anni di contributi? E qui sta l'assurdo.
Contestualmente si può impiegarlo come stagista "per imparare" un lavoro. Nuovamente verrebbe da dire. Questo vuol dire prendere in giro chi per una parte della sua vita ha lavorato, sudato e, a volte, fatto crescere la propria azienda col proprio sudore. Vuol dire passare sopra alla dignità dell'uomo e calpestare i più normali diritti a vivere una vita dignitosa.
Parallelamente si è voluto rafforzare il ruolo dei neo diplomati, liberi finalmente dall'obbligo dello studio (questo è l'assurdo: un tempo non lontano se non volevi più studiare trovavi subito un impiego, dove crescere professionalmente. Era il 1988...), Trovando per loro ruoli un po' troppo naif come "tirocinante" o "stagista", spesso mischiandoli con cinquantenni di pari ruolo, alla faccia della dignità.
E se l'idea era magari nobile, la realtà gioca contro la legge ed il buonsenso. Si perché tutto quello che si è ottenuto è avere due tipologie di lavoratori giustamente scontenti, scomodi da un lato, utili per l'altro per il minimo esborso economico dell' azienda che somministra l'impiego.
Fra tutte le pieghe della Legge Fornero, i pro e i contro, nessuno che abbia minimamente accennato ad un altro problema sorto nel mondo del lavoro: i pensionati (che per carità, la pensione l'hanno giustamente raggiunta) che ottenuto l'assegno o il bonifico dalla sgangherata INPS continuano a lavorare, a stipendio, per la stessa azienda che li ha liquidati.
Il discorso riguarda forse più le aziende, i punti vendita legati ad abbigliamento, articoli per la casa, lusso in generale, delle fabbriche per la tipologia stessa del lavoro, ma rimane comunque una pecca del sistema. Una pecca che ricade sui giovani; ricade su loro perché davanti all' esperienza devono cedere il loro posto di lavoro, devono cedere il passo una volta di più. E di questa situazione ne è ben conscio chi ora sta cercando di rimediare alla Legge Fornero. Continuiamo intanto a dare lavoro agli anziani con tanto di doppia entrata e lasciamo a casa gli esodati che alla pensione non ci possono più andare. E lasciamo a casa dopo tre, sei o nove mesi, i giovani, davanti i quali ci saranno sempre nuovi pensionati pronti a lavorare.
Si, siamo un paese per vecchi.

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