A cosa stiamo assistendo?
In Italia? Nel mondo?
Può essere una nuova svolta epocale stile "Muro di Berlino" o la più grande delle fake news, come tanto di moda va adesso?
E qui nel nostro Belpaese, ma con tale definizione finiremo solo per riconoscere solo il formaggio omonimo, a cosa stiamo assistendo?
Troppe domande cui ora diamo un ordine ed una spiegazione.
Succede che il Mare Nostrum nell'ultimo lustro, se non decade a giudicare dai tanti piccoli casi simili Portopalo succedutesi, sia diventato un bacino utile per affari, affaristi, loschi individui e organizzazioni umanitarie di varia umanità dal tornaconto tristemente incerto. Un'autostrada di morte liquida, inconsistente dove fino a certe rotte tutto è permesso agli scafisti, ai trafficanti. Un'autostrada dove chi non ha peso, non ha forza, non solamente fisica, sparisce fra onde e spruzzi, con le coste nostrane lontane e ormai irraggiungibili.
Succede che dopo strategie geopolitiche inconsistenti, impalpabili, figlie di accordi di indennizzo post bellico fuori tempo massimo, scelte di Governo passate sottovoce e senza seguito.
Da nazione fondatrice dell'Unione Europea e primo attracco al Continente siamo stati invasi da carrette dei mari è trafficanti di esseri umani senza soluzione di continuità.
In una escalation crescente con una inquietante e anomala rotta parallela fra scafisti e navi ong, l'altra Europa, quella che ci guardava da lontano a parole ha esternato vicinanza e solidarietà, coi fatti ha chiuso frontiere, confini, puntando forte sull'incredibile debolezza del nostro Governo alla fine dei suoi giorni.
Infischiandosene in fin dei conti dei nostri centri di accoglienza saturi, delle città sature di immigrati, delle stesse prove di forze dell'ordine spesso "prese a prestito da altre città".
Non paga di questa situazione deficitaria, frutto delle divagazioni naïf dei vari Alfano, Renzi, Gentiloni (tralascio Conte, costretto ad alzare la mano per farsi riconoscere da Trump...) in tema di immigrazione e accoglienza, l'altra Europa ha alzato nuovi "muri" di filo spinato, ha sconfinato senza autorizzazione in casa nostra (i francesi a Bardonecchia) e non paga ha gentilmente riaccompagnato a Ventimiglia gli immigrati arrivati stremati a Mentone e trascinato giù dal treno donne incinte e non; sicuri che mandare all'Eliseo Madame Le Pen fosse proprio una cattiva idea vista la politica molto sui generis di Monsieur Macron?
Queste erano le basi su cui il Belpaese poggiava prima dell'avvento della Triade al Governo. Prima cioè che al Ministero degli Interni salisse tale Salvini, derivato delle vecchie teorie Bossiane, rielaborate nel tempo ed edulcorate degli errori dei suoi predecessori in senno alla Lega.
Salvini ha semplicemente imposto lo stop all'attracco di ong nei nostri porti, bloccando l'attracco della nave Aquarius ora dirottata su Valencia.
Semplicemente ha messo in atto un diritto che uno stato sovrano può esercitare sul proprio territorio.
Risultato?
Scandalo. Uno scandalo tale da far rivoltare dagli scranni di Strasburgo i Socialisti Europei (temo solo perché non era un altro suggerimento della Frau Merkel) che ci hanno accusato di essere razzisti (si fa fatica da Strasburgo inquadrare Budapest e la politica destroide, quasi xenofoba tanto in auge). Una scelta non per gli italiani ovviamente, secondo la Ue, ma per inguaiare Malta, piccola e satura, dove se sei giornalista e indaghi a tanto così dalla verità il Potere ti fa saltare in aria, per far invadere le ricche e delicate coste del Sud della Francia del caro Macron, o per disturbare il nuovo governo spagnolo (si spera più pulito del precedente Rajoy), noi italiani che sappiamo essere così "vomitevoli"
Ecco, col senno di poi Salvini è la scelta giusta (come lo fu nel primo Governo Berlusconi Maroni allo stesso Dicastero)e se davvero nel famoso contratto con l'Italia c'è la crescita, la sicurezza della stessa, l'inizio non sembra tanto negativo.
E poi cosa succede?
Succede che oltre le colonne d'Ercole del Mare Nostrum, si compiano altre faccende delicate, destinate (la speranza è tanta, forse troppa) a cambiare i destini dei Paesi industrializzati e non.
Si parte da lontano anche qui, dalla diatriba fra il giovane Caro Leader nord coreano Kim Jong Un e l'impresentabile cowboy presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su chi ce l'avesse più grande, il bottone rosso.
Ora, a mio modesto parere, per quel che posso sapere della Nord Corea, non credo che il programma nucleare fosse così avanzato. Di certo se così fosse capirei perché il popolo che sogna la fuga a Seoul, non ha una sola ciotola di riso per nutrirsi, vive di periodiche carestie quasi quanto il giovane Caro Leader periodicamente di disfa del dissenso, che arrivi da oppositori o da parenti. Ecco, questo è il sunto di quanto c'è nella parte orientale di questo duetto, ma nella parte occidentale?
Una quasi sitcom tipicamente americana, con un imprenditore (non privo di fallimenti alle spalle) uscito dal network televisivo e piazzato alla Casa Bianca come cura americana ai mali del mondo, da poteri occulti ed economicamente forti. Siamo passati dall'urlo acuto-isterico di "you are fired" stile Briatore e viceversa, a scandali legati alla cerchia familiare del tycoon americano.
Il sospetto che accanirsi contro la Nord Corea sia stata la mossa per gettare fumo negli occhi al mondo intero ci sta tutto, memori anche dei guai Iraqeni di Dabliu Bush e Saddam.
Da questo in un turbillon da teatro d'avanguardia il tycoon colore arancio ha spostato il tiro sui dazi per tutte quelle imprese che investono, importano ed esportano in territorio Usa (credo che siano esenti solo i narcos del Centro America, visto il giro d'affari e vista la rapidità con cui il fantomatico muro a Tijuana e dintorni è stato insabbiato).
E qui entriamo in gioco anche noi italiani, che siamo rimasti fermi al divieto di esportare in America la mortadella, che servili con Trump abbiamo modificato nome e gestione della sabauda Fiat nello yankee Fca, e che al G7 dobbiamo alzare la mano come studenti novelli per farci riconoscere da Mister Trump.
Mister Trump reduce dall'incontro storico, eccolo qui il secondo momento epocale che stiamo vivendo senza accorgercene, di Singapore col Caro Leader coreano.
È un passo forse forzato.
L'americano ha fatto gioco di diplomazia con Pompeo, vera testa di ponte in Oriente in questo delicato incontro, e il sudcoreano Moon, bravo a portare il giovane leader del nord oltre il 54°parallelo e cercare di chiudere ferite vecchie quasi sessant'anni.
In una Singapore blindata come e più dei tempi di Mao e della Guerra Fredda si è svolto un simposio del quale a conti fatti non si è saputo più nulla, quasi per pochi intimi. Di certo c'è solo lo stop promesso (ma sarà davvero così) da Kim Jong Un allo sviluppo nucleare e la sterzata sui dazi, quasi a distrarre l'opinione pubblica da questo incontro, di Trump.
Confesso che osservavo Singapore con lo stesso entusiasmo di quando studente osservavo le vicissitudini che portarono alla caduta del Muro ed alla Glasnost.
Confesso anche che mi è rimasto molto amaro in bocca, per tutto quello che è accaduto e per come sia sembrato un gioco, un Risiko che se va male, pazienza.
L'amara verità è che per fare cambiamenti epocali servono grandi persone; se passi da Gorbaciov e Reagan a questi due col carico imbarazzante della Triade tricolore, bè, non puoi non avere pensieri cupi.
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