Che vento sta soffiando sulla nostra vecchia, e cara, Europa?
Quale vento fa garrire il drappo azzurro a stelle gialle che ora come ora mi pare un triste cencio esposto al vento?
Il "la" a tutto questo pare, solo pare perché nei dettagli poi la storia ha origini e protagonisti lontani, è stata la chiusura dei porti italiani alle navi dei migranti ad opera del vicepremier Salvini.
Il polverone alzato da chi quei porti ha dovuto riaprirli è stato come la reazione infantile di un gruppo di bambini che di azzuffano.
Sull'onda lunga dell'emergenza migranti è emersa la verità che l'Unione magari ha mal sopportato per anni: il fastidio che l'Italia provoca negli altri Stati membri.
Il novizio premier iberico Sanchez si è scagliato contro la scelta Salviniana di chiudere i porti; posso intuire solo velatamente che dover accogliere in una Barcellona o in una Valencia barconi o navi ong anziché ricchi natanti con annesse puzze sotto il naso e la Visa in mano, infastidisca il giovine Cid spagnolo e il suo entourage.
Se dalla penisola iberica però le polemiche hanno cessato dall'Exagon francese arrivano periodiche polemiche che quasi sempre trascendono nell'insulto da bettola. Forse Monsieur Macron vuole far dimenticare l'allegra gestione dello Stato da parte di Hollande e Sarkozy, insultando i vicini di casa senza soluzione di continuità.
A pensare male ci si azzecca, diceva Andreotti, e credo che sia così anche nel caso del piccolo Napoleone d'Oltralpe.
La Libia è il punto di partenza di scafi, scafisti, ong e malaffari internazionali, ma è anche il frutto, quella attuale, di un attacco scellerato voluto da Usa, Gran Bretagna e Francia, ufficialmente per cacciare il dittatore Gheddafi anche usando la forza, delegittimando l'opera del governo italiano guidato da Berlusconi, che con lo stesso Rais uno straccio di accordo lo aveva trovato. Ma all'Unione noi italiani, con qualunque guida politica, siamo sempre stati un po' "sulle balle", e per dirla come Conte, "i francesi si incazzano".
Cacciare, letteralmente eliminare, Gheddafi è stata la soluzione migliore per chiudere in un cassetto gli affari sporchi dei cugini d'Oltralpe nella stessa Libia. E non è un caso se la cosiddetta "Primavera Araba" sia esplosa in quei paesi ex colonie francesi, per anni foraggiati dall'Eliseo in cambio di corsie preferenziali sulle risorse energetiche, turistiche e quant'altro fa budget.
Il piccolo, come età ovvio e come uomo, Macron, della Libia sembra non volerne sapere più nulla, sperando al tempo stesso di insabbiare anche tutti i dossier relativi al dissanguamento del Ciad, mettendo in stato di fermo il predecessore Sarkozy e insultando senza sosta un rappresentante di un governo comunque membro della stessa Unione.
A perseguire una politica incentrata sull'inserto ci pensa anche la piccola Malta, ora che l'emergenza tocca anche le sue coste in virtù della Sar e della Lifeline. Il buon ministro maltese Farrugia attacca e accusa di disumanità l'Italia ma nella risposta del ministro grillino Toninelli c'è tutta l'onesta confusione che questa emergenza ha creato nell'Europa: "l'Italia non coordinava l'operazione Lifeline.", ecco, punto e basta. Discutibile ma reslista; nello stesso arco di tempo, quattro anni, abbiamo soccorso più di mezzo milione di migranti e mentre ci prendiamo dei "vomitevoli", dei "razzisti" e dei "disumani", non ufficialmente aiutiamo ong e barconi, come la città di Pozzallo sta facendo.
E il resto di questa vecchia e malandata Europa cosa fa?
Tace e forse osserva.
Tace perché in fondo gli attracchi avvengono nel Mediterraneo occidentale e non di certo in Potsdammer Platz trattando questa emergenza come la più piccola e sciocca lite fra "condomini", e tace perché nonostante le premesse, da Berlino sono riusciti solo a salvare la disastrata Grecia, facendo nuovamente indossare la cravatta all'etereo Tsipras e ad ignorare tutti i moti reazionari di estrema destra provenienti nuovamente, e tristemente ciclici, dalla regione Balcanica.
Uno sguardo a Oriente quindi?
Affatto. Solo fino al Pireo.
Il Bosforo, come i Balcani, non ci riguarda più, quasi che la Turchia a due anime, europea e asiatica, sia un'entità astratta all'interno dell'Ue. Sia solo un cuscinetto che impedisce all'Isis di penetrare in Europa, sia più utile alla Nato con le truppe Usa dislocate in territorio turco che ad una Ue unita e moderna.
Domenica 24 giugno con la massima discrezione, forti anche dell'attenzione mediatica massiva sui fatti nel Mediterraneo il Sultano Erdogan ha stravinto le elezioni restando alla guida di quello che ormai è un Sultanato repubblicano abbastanza lontano da quell'idea di Islam moderato cara al fondatore dello Stato Atatürk.
Dai giorni immediatamente successivi al golpe del luglio 2016, golpe quanto mai incerto ed insolito, Erdogan ha chiuso i confini della Turchia, letteralmente togliendo di torno (leggi arresti ad oltranza e licenziamenti indiscriminati) tutto ciò, persone, giornali, media, economia, che era in odore di opposizione.
Però tutto sta passando sottotraccia, meglio di tanti regimi infaustamente famosi, come la libertà zero delle opposizioni e dei media nell'Ungheria xenofoba che mette alla porta illustri emigrati come Soros che da anni aiuta i profughi di mezzo mondo.
Ho come l'impressione che il mondo intero, ricordo sempre che negli States tanto belli quando si postano foto dai Canyon, da NY, dalla Florida, detti così a caso, è viva e mi pare goda di ottima salute, una discriminazione razziale che non trova paragone negli anni passati.
Se il mondo cui gli stati europei guardano come fonte di ispirazione è quello di Trump (per altro ostacolato pubblicamente dalla First Lady Melania con una dichiarazione senza precedenti), del distacco forzato ed ingabbiato dei figli dai genitori, toccherà forzare la mano e accelerare lo sviluppo della ricerca spaziale e trovare un qualsiasi pianeta dove vivere un po' più serenamente.
Commenti
Posta un commento