E poi all' improvviso si mette a piovere.
L'acquazzone estivo che ti scombussola i piani, il rientro a casa, i lavori in giardino, una partita a pallone quando sei adolescente e i pomeriggi lunghi, infiniti.
E una di quelle strane coincidenze della vita quotidiana ti risucchia in una delle diatribe "immortali" del mondo.
Così, all'improvviso come l'acquazzone, uscendo dal supermercato sotto casa.
Di corsa incontro un gruppo di adolescenti, una decina in tutto, t-shirt e pantaloncini multicolore, chi in bici, chi a piedi, è la forza dell'età, dell'età applicata alle vacanze estive: l'unione.
Arrivano verso di me e li sento vociare, cercare un appiglio fra ombrelli aperti e chi come me non ce l'ha e corre verso il portico.
Incrociamo le strade e la domanda deflagra come il tuono poco dopo:
"Lei per chi tifa, Pelè o Maradona?".
Come?
Ho sentito bene?
Li guardo svelto al riparo del portico, hanno al massimo quindici anni e mi chiedono una cosa del genere?
Rido più che divertito e rispondi di getto.
Li sento che fanno partire quasi equamente divisi, sfottò ed esultanze. Corrono incuranti della pioggia e pongono la stessa domanda ad anziani che forse rispondono per età e memoria Schiaffino o Stabile.
Rido perché penso che sono nel pieno della generazione Messi o Ronaldo, dei quaranta gol sicuri ogni stagione e della Champions League alterna come le targhe quando non piove, fra Barcellona e Madrid.
Mi chiedo cosa li abbia spinti a fare ai quattro venti questa domanda, soprattutto sono dispiaciuto di non aver motivato meglio la mia risposta.
Sono nato quando Pelè monetizzava una vita marchiata Santos, ed un migliaio abbondante di gol, negli States, diventando con il beneplacito della dittatura l'azienda di sé stesso vestendo la casacca newyorkese dei Cosmos tutte stelle (a caso solo due, Chinaglia che in effetti in risposta a Rino Gaetano, no, non può passare al Frosinone, e il Kaiser Beckenbauer, carico di allori europei e mondiali con la casacca rosso bavarese del Bayern Monaco), incassando dollari, royalties e segnando il più bel gol del mondo in rovesciata, catturato dagli 8mm del bravissimo John Houston ne "Fuga per la vittoria".
Dei suoi trionfi so dai vecchi articoli che fin da bambino ho letto, dal Guerin Sportivo (una mia personale Bibbia sul calcio estero), dai vecchi filmati Rai e dalla mia passionaccia.
Io però sono cresciuto godendo appieno della carriera di Maradona, dai tempi del Bocca Juniors ai fasti catalani, apice velenoso per il Pibe de Oro, prima tappa del suo personale calvario all'insegna della cocaina. Fu colpa di Goicoechea, di un'entrata stile macelleria, dell'umana debolezza. Furono tante colpe e Maradona un pomeriggio di luglio palleggiò col mondo in un San Paolo caricatissimo mai così vicino alle grandi squadre del nord.
Insomma, Maradona come canto di riscossa di tutto il meridione.
E così fu: scudetti, due, coppa Italia, fantastico double a rimarcare il predominio partenopeo, Supercoppa Italiana, una con pokerissimo servito allo champagne della Juventus marchiata infaustamente Montezemolo-Maifredi, Coppa UEFA, con i tedeschi dello Stoccarda matati anche dalla rete dello scugnizzo Ciro Ferrara.
Una presenza che ha fatto bene all'ambiente circostante.
Ambiente che lo ha fagocitato subito sfruttando manie e debolezze; donne e droga. Con Napoli e il San Paolo in mano ai clan, era tutto prevedibile e dopo i primi assaggi di Coppa dei Campioni la bella storia finì, con una prima squalifica per doping, cocaina,e il lento declino fra Siviglia, Newell's Old Boy e Boca.
Prima ci fu la parentesi a Messico '86, spinto, invogliato, dal ct Biliardo, a prendersi sulle spalle l'Albiceleste e conquistare il Mondo.
Obiettivo raggiunto con quello che a parer mio è stato l'unico Mundial vinto da un giocatore solo e dieci comprimari.
Pelè vinse tre mondiali, un quarto fallì con interventi più simili ad attentati nel mondiale d'Inghilterra del '66.
Visse l'epoca stellare del soccer americano pubblicizzando auto e bibite, estemporaneamente divenne attore (ricordo "Pedro Mico, una lecao de malandragem"), uomo immagine, al bisogno immagine politico-sociale e attivo contro la diffusione delle droghe (complice anche i problemi di tossicodipendenza del figlio Edison, per contrasto, portiere di medio livello).
Maradona nel mix donne, droghe e alcool è rotolato spesso; spesso sembrando la caricatura di ciò che fu, vittima di un carattere non forte, un entourage non capace e di una voglia di eccessi spinta sempre al limite.
Via dall'Italia, inseguito dalla Guardia di Finanza, da figli naturali, da squalifiche per doping. Si è reinventato allenatore al caldo dei petrodollari, naufraga di con la sua Albiceleste al mondiale Sudafricano del 2010. Poi? È riapparso tifosi e assente, spaesato, macchietta triste di quello che era stato. Meglio in questo lo stile del brasiliano, umile e discreto anche quando il male ne ha minato il fisico. Maradona o Pelè è una domanda senza risposta, perché sono semplicemente il bello del calcio in epoche diverse.
La mia risposta?
Pelè.
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