Sconcerto.
Sono allibito, no di più, incazzato nero. Provo a respirare forte ma non esce la rabbia che ho dentro.
"Ma come si fa?", esatto, giusto.
È proprio questa la domanda giusta.
Come si fa ad accettare in silenzio determinate situazioni drammaticamente quotidiane, fatte di violenze gratuite e infanzie stracciate, calpestate?
Speravo, volevo, che il 2019 iniziasse senza fatti di cronaca infarciti di violenza, domestica e non purtroppo ai danni di quella fascia debole, debolissima, composta da minori e anziani. I due estremi della vita accomunati dalla mancanza di rispetto di chi è vile e più debole di loro.
Persone vigliacche che dovrebbero essere per loro di aiuto, di supporto, di protezione.
E invece va tutto all'incontrario.
Purtroppo, e questa parola è la più pesante forse del mio sfogo.
La cronaca ci riporta come orrenda consuetudine i maltrattamenti ai danni di minori all'interno delle strutture che dovrebbero garantire la loro educazione, integrità e soprattutto il loro benessere.
Maestre di asilo o di scuola elementare che al suono della campanella si trasformano in orchi cattivi, in streghe delle fiabe.
E se al bambino viene da piangere o da andare in bagno come è sacrosanto che sia si levano urla, botte, castighi. Cose che le "care maestre" usano come manuale del ministero, incuranti dell'effetto che tutti ciò avrà nel futuro immediato e no dei piccoli.
E la cosa che mi lascia indignato è la pena. No, non quella che mi fanno le insegnanti, ma quella che la legge infligge a questi insegnanti: domiciliari.
Come a dire "pesta pure i figli degli altri ma goditi i tuoi"!!!
No, assolutamente.
E la pena dovrebbe essere severa anche per chi quella stessa struttura la frequenta pur insegnando e basta.
Severa perché non si può rimanere sordi alle urla dei bambini; non si può dire che "era un bravo/una brava collega".
E venti bambini che urlano di terrore dove li metti?
Il pianto di terrore è una ferita brutta, profonda, che non dimentichi. Non possono essere gli stessi piccoli offesi nell'anima e nel fisico a far capire che così non va. E il collega che al distributore beve spensierato il caffè con l'orco? E il dirigente che dal comodo ufficio sente le urla?
No, loro possono continuare nel loro lavoro ma dovrebbero pagare in egual misura, e non fra le comode mura domestiche.
E fra le mura di casa, dove magari si vive fra le difficoltà economiche di tutti i giorni, si consumano aberranti atti di violenze verso bambini sempre più piccoli, indifesi e soli.
Soli di una solitudine assoluta, che non trova conforto neanche fra le braccia materne.
Sono due i casi in un solo mese di bambini pestati, orrendamente picchiati con bastoni, manici di scopa, con epiloghi drammatici.
Le violenze sono avvenute in contesti sociali particolari certo, per mano di patrigni (termine qui quanto mai negativo) incapaci di gestire rabbia, rancore, i loro problemi. Il tutto con la presenza accanto di altri minori (per poco ma entra in gioco il concetto di figlio di serie A e figlio di serie B), testimoni involontari di tutto il dramma.
Si deve chiarire il ruolo delle mamme; trovo strano che non si sia mai trovato il coraggio di alzare la voce in difesa dei figli. Trovo incredibile da comprendere l'assistere a una carneficina simile e poi piangere.
Vale lo stesso discorsi dei colleghi degli insegnanti fatto prima.
In questo inquietante contesto non vale la difesa "che non mi ero accorto" e il discorso si allarga alla cerchia famigliare, inevitabilmente. Complice anche lei del supplizio inferto al bambino.
Bambini morti per le botte di un compagno problematico, abituato alla violenza; persona che non dovrebbe mai avere una seconda possibilità. Lo stesso la madre, che non posso credere incapace di reagire. In quanto madre, quello dovrebbe fare, armata di unghie, armi, urla.
Non posso accettare che ci siano madri passive che guardano in silenzio la violenza perpetrata ai loro figli.
Ad aggravare lo sconcerto che tutto ciò provoca, il fatto che le mani assassine siano, nei due casi ultimi di violenza estrema, mani, dita, ricche di precedenti penali anche gravi.
Dobbiamo intervenire cara Giustizia Italiana, che sei piena di falle.
Intervenire ovunque sia possibile è necessario: pene dire, aspre in primo luogo e controlli. Attitudinali per insegnanti, medici e quanti operino a stretto contatto con le persone e di sicurezza
Telecamere.
Brutto da dire, rimanda ai Grandi Fratelli ma necessari visto il degrado della situazione.
Nei luoghi dove sapere sicuri e protetti i nostri cari dovrebbe essere obbligatorio riprendere ogni singolo secondo della giornata. Non si deve fare nessun uso diverso dalla semplice sorveglianza, come dicono gli esperti di 626, normale messa in sicurezza.
E deterrente per chi contiene a fatica la propria miseria umana.
Parlo anche delle case di riposo.
Ultimo passaggio dell'uomo prima dell'addio a questo mondo.
Qui assistiamo a sopprusi quasi quotidiani ai danni di chi non ha più la forza di reagire perché la vita ne ha già assorbito appieno l'energia.
E sapere un padre, un nonno, chiuso in un luogo di riposo e cura esposto alla mercé crudele di pseudo e psicho infermieri fa male al cuore e mi fa urlare di rabbia.
Abbattersi con la forza di un tornado su chi ha lavorato una vita intera è un gesto da voltastomaco.
Le misure, caro Governo bicolore e inconcludente, ci sono, noi popolino bue lo sappiamo, solo dovere trovare il coraggio di farle diventare leggi.
Lo dovete a tutti quei bambini e a quegli anziani che sono solo vittime e nient'altro.
Adesso basta.
Non ho messo nessun riferimento a nomi o a fatti di cronaca specifici, perché sono facilmente ricordobili da chi legge, essendo attuali e recenti.
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