A maggio si torna alle urne per eleggere il nuovo Parlamento Europeo, per decidere quindi esperienze passate alla mano, chi siederà sullo scranno di Strasburgo, bypassando eventuali veti, esili o semplicemente ritornando in gioco.
Un nome su tutti?
Silvio, ottantenne imprenditore da Arcore.
Ma questo è un altro discorso e i forzisti, i gilet azzurri, non sono il tema di questo post.
Un passo appena prima di questa euro tornata elettorale ci sono, evidenziata in rosso la data del 3 marzo, le primarie del centrosinistra, entità ad oggi di un imbarazzo unico. E un imbarazzo nauseante guardando gli esponenti passati per la dirigenza del centrosinistra.
Chi sono i tre candidati usciti dall'Assemblea Dem dello scorso weekend?
Tre entità diverse fra loro confluite in quel gran calderone che è diventata la pseudo sinistra italiana: Martina, ex ministro lo scorso sciagurato governo, che ha dato prova di forza (vabbè) sfidando Salvini e il blocco alla Sea Watch 3 salendovi a bordo (a fare cosa di preciso non è dato sapere però); Zingaretti governatore del Lazio che come dice lui gli avversari li ha già battuti e tanti basta per impostare la campagna elettorale, come se i simpatizzanti del centrosinistra fossero sprovveduti allocchi (ma forse la triste verità è proprio questa); Giachetti cui il passato fra le fila della Rutelliana Margherita non può bastare. Fatti alla mano lo sfavorito è proprio quest'ultimo.
Dall'Assemblea ne è uscito un coro univoco contro l'attuale Governo che butta fumo negli occhi agli elettori con il nuovo specchietto per le allodole chiamato pomposamente "reddito di cittadinanza", attivo però solo da marzo. Soluzione assistenzialistica piuttosto grama, ad onor del vero.
E comunque mentre il bigoverno inizia a bisticciare sulla necessità o meno di finire la Tav ( e se vince il No come la mettiamo con chi perderà il lavoro e per i soldi già buttati?) la triade candidata al soglio che fu di Berlinguer non trova di meglio che cavalcare l'onda della nuova emergenza emigrazione.
Poco direi, quasi nulla per aspirare a diventare la forza politica numero uno in Italia.
Ad ascoltare le promesse elettorali viene da chiedersi perché siamo arrivati, si noi che si votava "a sinistra" barrando "falce e martello", ad essere i grandi perdenti di ogni tornata elettorale?
Viene da chiedersi perché non c'è un esponente politico brutto, cattivo, quasi scorretto che colpisca nel segno, che se ne infischi degli avversari, di manovre politiche discutibili, aberranti, ma che abbia un suo manifesto che dica chiaro e tondo che neanche più un euro dei nostri verrà buttato, che non ci saranno manovre, manovrine o decretoni. Che le emergenze se ci saranno, saranno affrontate e risolte.
Concetti chiari, semplici che questa Sinistra grigia, rancorosa ed invidiosa non è e non sarebbe in grado di affrontare.
Rassegnamoci ad un altro passo falso, con buona pace di questa miseria di triade.
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