Sarà bellissimo!

Davvero.
Grazie Primo Ministro Conte.
Il suo è un augurio, un augurio sentito, di cuore.
Quasi come fosse una canzone. Di Tiziano Ferro.
"Sarà un 2019 bellissimo!", detto, urlato a gran voce dal Premier Conte, pronto a volerci convincere che va tutto bene, che lo spettro della nuova recessione è solo campagna elettorale dell'opposizione.
Parentesi: qual'è la vera opposizione oggi? Silvio redivivo o quel che resta della sinistra?
Un Pil disastrato come escamotage per la nuova opposizione, o più realmente, boutade di autoconvincimento di un Premier, si spendibile più di altri precedenti agli occhi dell'Europa, che forse ora, dopo "la luna di miele iniziale", è lasciato troppo solo dai due vicepremier.
Conte invoca la bellezza del nuovo anno e che il decretone (mi astengo sulle eventuali, becere, rime) appena approvato è quanto di meglio ci potesse essere.
Siamo sicuri?
Se il 2019 sarà bellissimo, il 2020 aumenterà l'Iva con una ricaduta evidente su tre aspetti, già per altro evidenti: meno investimenti da parte degli imprenditori, istituti di credito (già disastrati per conto loro) che aiutano sempre meno chi chiede anche piccoli prestiti, ultimo ma non ultimo il negativo impatto sui consumi. Ce ne saranno meno, invertendo un trend negli ultimi anni appena accennato e poco ascoltato.
Il "sarà bellissimo" forse tiene conto solo della fatidica "quota 100", allettante specchietto per chi brama la tanto sognata pensione. Nessuno dice che sono poche, pochissime le adesioni. Ancora si preferisce lavorare, finché fisico e testa reggono, in fondo per sentirsi più tutelati. Ed è giusto così.
La soluzione a questa nuova recessione potrebbe essere più semplice di quello che sembra, e in qualsiasi bar di paese è già paventata, pronta. Basterebbe ascoltarla.
Basterebbe investire nel pubblico e nel privato abbassando una tassazione per gli imprenditori fin troppo eccessiva. Abbassandola e investendo giocoforza il meccanismo si rimette in moto.
E cade a fagiolo la diatriba di questi giorni Lega-M5S sulla necessità di completare o meno la Tav.
Ecco, questo è un esempio di come non sarà per nulla bellissimo.
Mentre un Premier scelto a tavolino si lascia trasportare dall'entusiasmo (siamo sicuri non sia solo il frutto di un testo ben pensato e scritto da Casalino?), i due vicepremier litigano a mezzo stampa, a mezzo social sulla necessità o meno di completare la Tav Torino-Lione.
Stavolta viene difficile non pensarla come Salvini; gli investimenti finora fatti sarebbero gettati in un pozzo, persi una volta di più, bloccando cantieri, lavori e lavoratori. Rimarrebbe un'ennesima opera incompiuta a sfregiare il nostro paese. Supercazzola o meno caro Di Maio la precedenza non deve essere ridurre i parlamentari (è il solito e solo tran tran che i pentastellati ripetono, e ora che Di Battista è rientrato nel patrio suolo il tormentone riparte. Curiosamente) ma completare opere che diano vantaggi a chi lavoro ogni giorno. La Tav serve, inutile negarlo. Se all'inizio sembrava quasi una moda il porsi contro via via, parere personale, gli aspetti positivi ci sono, ci sarebbero e spero ci saranno. E questo Salvini, discutibile o meno che sia la sua condotta, lo ha capito e lo appoggia.
"Sarà bellissimo!", certo caro Conte, non dubito ma temo che dobbiate fare un ultimo sforzo e sedervi attorno all'ennesimo tavolo e stilare uno dei contratti che a voi piacciono tanto.
Il focus dovremmo essere noi italiani, l'Italia che lavora e che vuole lavorare.

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