Fuoco amico verso Strasburgo

Siamo arrivati all'ennesima tornata elettorale, banco di prova del nostro sempre più disgraziato governo bicolore.
Si va alle urne per rinnovare il Parlamento Europeo, per cambiare le poltrone a Strasburgo, e per cambiare qualche Amministrazione locale nella nostra Penisola.
Ci arriviamo sulla spinta emozionale del nuovo, ratificato, segretario del PD Zingaretti, già impegnato a sedere le annose ed infruttuose beghe interne al centrosinistra, tanto fatali al Matteo da Firenze.
PD per altro alle prese con patti e alleanze per designare anche il nuovo presidente dopo Orfini. Pare toccherà all'ex premier Gentiloni, sempre che il fuoco amico tanto diffuso nel centrosinistra in questi anni non cambi le carte in tavola.
E ci arriviamo sulla "clamorosa" protesta dei gilet azzurri di Berlusconiana foggia, tutti lifting e doppiopetto, in realtà incapaci di sovvertire proiezioni elettorali piuttosto nefaste, figlia malriuscita della clamorosa rivolta francese dei gilet gialli ( che a lungo andare sta dando vita a vere e proprie azioni violente ). A conti fatti tutto lo charme di Forza Italia è nella discesa in campo del vecchio Silvio da Arcore, dalla parlantina ancora affascinante ma nuovamente vittima degli scandali sessuali con annesso giallo in stile Putin.
Piccola parentesi per dire che quanto riportato a mezzo stampa sembra piuttosto montato ad arte e infondato.
Ci si arriva con l'appeal italico messo a dura prova dalla "querelle" si TAV- no TAV, con annessi e connessi, in nome della quale il governo bicolore ha vacillato e il premier Conte ha dovuto fare più di un salto mortale per mantenere una seppur minima credibilità agli occhi della Ue.
Non ultima la missiva spedita alla società Telt per ottenere i sei mesi necessari per capire e decidere il da farsi.
Tav, pastori sardi ( nella questione già spinosa sembra evidente l'infiltrazione criminale con azione di pura guerriglia ), flat tax, sicurezza e lavoro.
Una Tav iniziata, con cantieri attivi da anni ormai che convivono con proteste e azioni di sabotaggio continue e pericolose, e cantieri che rischiano di portare al tracollo economico e finanziario imprese grandi e piccole, con lo spettro di chiusure, fallimenti e quindi disoccupazione. E come la poniamo in senno alla UE con multe e interessi per lavori non rispettati?
A queste conseguenze dovrebbe guardare Salvini, che punta forte sul binomio ad uso elettorato "da Giussano", lavoro e sicurezza, dopo aver accertato la sovranità italiana sugli immigrati.
Una tassazione leggera anche per il lavoratore dipendente non è su carta, una pessima idea, anzi, ma ci sono più nodi da sciogliere.
E la sicurezza? Facile su carta, facilissimo da proporre in campagna elettorale, specie se si è forti di un sostegno social senza eguali. Però non è tutto immediato e facile e pure Salvini lo sa. Per certi aspetti il governo, il paese, ha le mani legate e da sola non può decidere quando e come chiudere porti, valichi di frontiera, in nome della sicurezza nazionale.
E fra flat tax e sicurezza il governo gialloverde dove troverà in autunno i fondi necessari?
Se in questa tornata elettorale la Lega promette, esterna ma comunque a conti fatti non si muove di un passo, Di Maio, Di Battista and co non vivono giorni migliori. I 5 Stelle sono caduti sulla Tav, cavallo di battaglia del movimento fin dai giorni dei Vaffa day di grillina memoria.
Dai giorni dei No più green, più coerenti e sensati, ai giorni dei No a prescindere, non ultimo il caso Muos contro il sistema multistrato tante Usa da installare a Niscemi, in Sicilia ( passando per il gasdotto in Puglia e il Modello a Venezia, solo per citare i casi più noti ). Non più No, ma Ni o Forse, tutto secondo la logica del potere di governo. Troppe promesse non mantenute e le ultime amministrative hanno evidenziato quanto profondo sia il malcontento ex grillini. Grillo stesso tornato sul palcoscenico a fare il comico e subito contestato dalla stessa base che lo appoggiava all'inizio.
Insomma una tornata elettorale sull'orlo di una crisi di nervi, in preda a fuoco amico, parola tanto cara ora al mondo politico, sia che si guardi a destra, sia che si guardi a sinistra.
Con l'Europa che in tutta onestà, un po' schifata ci osserva.

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