La via della seta o via dalla seta?
Nome che riporta inevitabilmente a letture che profumano di scuola, di viaggi avventurosi e all'avanguardia, che richiama l'accento veneziano di Marco Polo.
Spostato tutto furiosamente avanti di qualche secolo, oggi che son passate quasi due decenni del nuovissimo, tecnologico secolo, siamo a discutere di una nuova via della seta.
Passo per altro inevitabile visto come si è evoluto il mondo, la politica internazionale e l'economia.
In cosa consiste però?
Si tratta di scambi commerciali reciproci, come auspicato sia dal Presidente Mattarella che dal Presidente Xi Jinping, a vari livelli.
La tanta temuta nuova via della seta, Macron e la Francia per complesso evidente di inferiorità sono stati gli unici a porsi di traverso in verità, può e dovrà essere a doppio senso per favorire la crescita economica di entrambi i paesi.
In primis però c'è da combattere contro l'annosa questione della falsificazione, vero tasto dolente quando si parla di Cina e dintorni.
La programmazione di questo piano di collaborazione toccherà settori quali l'industria siderurgica nella quala marchi come Danieli fanno la parte del leone da sempre, quella energetica e navale per la quale nei giorni precedenti si era aperta la querelle sulla convenienza o meno di fare di Trieste il porto con vista Mediterraneo, punto terminale della via della seta.
Il memorandum, contrariamente a quanto sperato e ventilato, non ha assegnato fondi ma ha semplicemente pianificato il futuro piano di collaborazione Italia-Cina.
Pare evidente che per una volta il Governo ha messo l'Italia davanti alla UE, secondo il principio caro a Trump dello "Usa First", come giusto che sia vista la storia e l'importanza del Belpaese nei rapporti con l'Impero Celeste.
Il timore più volte esternato da più parti, quelle ostili al memorandum, della cessione della gestione del 5G al colosso Huawei è rimasto tale e non ha trovato posto nel memorandum.
Tutta la mole di traffico mail che quotidianamente viene secretata e passa da un ministero all'altro, rimarrà a gestione tricolore senza che occhi a mandorla ne entrino in possesso.
Giustamente viene da dire.
Con i Presidenti di Camera e Senato si è parlato, poco e con discrezione in verità, di tutela ambientale, tema che ,vista la vastità della Cina e i chiari problemi di inquinamento, è stato molto marginale.
Come marginale e priva di passaggi a mezzo stampa, è stata la protesta davanti agli studi Rai dei manifestanti"pro-Tibet".
Ora che il memorandum è siglato, Xi Jinping e consorte, apprezzatissima dalla stampa che ne ha apprezzato eleganza e discrezione, ripartono direzione Pechino possibilmente più forti e noi forse un po' più "incasinati" nella palese crisi di Governo che questo incontro ha portato, basta leggere le dichiarazioni discordanti del dinamico Trio di governucolo.
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