Roland Ratzenberger

Imola è vicino Bologna dove gli Appennini scendono e diventano Pianura Padana.
Nel 1994 durante il weekend del Primo Maggio non fa ancora parte della Città Metropolitana di Bologna, è sulla via Emilia a metà fra il capoluogo e il mare Rimini e Ravenna.
Non ha il mare ma lo respira.
Ha le acque, vi ha dedicato un parco, il Parco delle Acque Minerali. Ha la Rocca Sforzesca e la Basilica della Beata Vergine del Piratello.
Come tutta la via Emilia è metà turistica, tanti turisti dal nord, dai paesi di lingua tedesca. Anche dall' Austria.
Imola ha anche l'autodromo, intitolato ad Enzo e Dino Ferrari, ca va sans dire; è la città della Minardi cui negli anni 2000 ha dedicato un museo, ma nel 1994 è una scuderia italiana capace di sopravvivere anno dopo anno coi regolamenti di allora, e di sfornare ogni stagione un talento nuovo.
Imola ha l'autodromo, ospita il GP di San Marino, perché anche in quel weekend del Primo Maggio "business Is business".
C'è il sole, anche se disturbato dal vento, e le colline attorno all'autodromo si colorano di tende di appassionati.
Due giorni di prove e la domenica la gara. 28 piloti che diventeranno 26 dopo le prime qualifiche, prima di definire la pole position e la griglia di partenza.
C'è attesa.
È l'anno di Senna alla Williams dopo i fasti in McLaren ma alle sue spalle freme  un giovane Michael Schumacher alla guida della Benetton Ford di Briatore.
Inizia la competizione il venerdì con le libere, poi il sabato le qualifiche con in pista prima le scuderie peggiori, quelle che corrono una stagione e quella successiva non si sa.
Da inizio stagione sono cambiati i regolamenti, anche alcune caratteristiche delle vetture che a detta dei protagonisti mettono davvero a rischio i piloti stessi.
Senna è il più critico e l'inizio di weekend ventoso non rasserena gli animi.
Memorabile in questo senso il fermo immagine del venerdì, con il carioca Barrichello in volo con la sua Jordan e le mani giunte a coprirsi gli occhi alla Variante Bassa. Un volo che mi credono fine a se stesso, che lascia al giovane brasiliano solo tanta paura e qualche frattura.
Nel terzo GP della stagione scende in pista anche un ragazzone austriaco, amico di Senna, sconosciuto ai più.
È moro, ha 34 anni, l'età in cui molti colleghi smettono e lui invece esordisce.
Perché ama da sempre i motori, la velocità.
Perché col sole e col vento ha voglia di velocità e di godersi i colori delle tende sulle colline.
Perché la gavetta l'ha fatta tutta, facendo il giro più largo.
Perché questa è la sua Occasione.
Si chiama Roland Ratzenberger, da Salisburgo come Mozart.
Roland arriva alla F1 dopo gli inizi nei circuiti minori di Austria e Germania.
Da lì la velocità lo portano in Gran Bretagna nel Brand Hatch Formula Forse Festival.
Corre Roland, non ha paura di inseguire il suo sogno. La velocità e la tenacia lo portano nella F3 inglese.
Non rinuncia a provare nessun tipo di gara e con la Porsche 962 corre la 24 ore di Le Mans con un brillante quinto posto. Roland rincorre il suo obiettivo e prova la carta del campionato del Giappone.
Obiettivo raggiunto perché a fatica, non senza costi si aprono per lui nel 1994 le porte della F1.
È un contratto a gettone, è un contratto per la sua grande passione.
Il volante non è fra i più ambiti, ma è finalmente su di una monoposto del circuito regina delle quattroruote che Roland potrà vedere le tende colorate sulle colline.
La vettura è una Simtek con motore Ford, numero 32.
Il Mondiale del 1994 comincia fra alti e bassi, con una mancata qualificazione e un ritiro.
Roland sorride lo stesso, sempre e ai box parla, chiede consigli ad Ayrton, il collega più grande.
Il weekend del Primo Maggio del 1994 Roland lo inizia con qualche problema di stabilità della sua Simtek numero 32.
Corre Roland, il sole si Imola è primaverile, forse si sente l'odore del mare. Cerca di portare a termine il suo giro veloce per entrare nei 26 della domenica.
La Simtek arriva al rettilineo fra la curva del Tamburello e la curva Gilles Villeneuve ad oltre 300 km/h.
Corre Roland, con le mani strette sul volante e gli occhi forse a cercare un colore più colore sulle colline.
Manca poco alle 15, il sole è caldo, da mare.
Manca poco alle 15 quando l'alettone anteriore sul lato destro perde la parte superiore e si libera in volo alle spalle di Roland.
Roland stringe più forte le mani sul volante, la fisica e l'aerodinamica non si possono ingannare ai 300 all'ora.
Non riesce più a tenere la strada, la curva è impossibile.
Roland lo sa, sente l'auto azzerare la velocità nell'impatto col muro della curva intitolata al grande Gilles, quasi che il destino volesse legare l'esordiente al mito.
Roland ha subito danni irreparabili nella drastica e drammatica decelerazione.
Lo sa, forse ha chiuso gli occhi e pensato ai suoi genitori in vacanza in Messico.
Roland non sente arrivare l'elicottero che lo trasporterà all'Ospedale Maggiore di Bologna.
Roland non sa che colore hanno le tende sulle colline viste dall'alto.
A Bologna il ragazzone austriaco si ferma a riposare. E ad aspettare.
Ad Imola ora c'è un autodromo fermo, bloccato dal dolore e dalla paura. Ayrton Senna non vuole correre. Chiede a Williams di non correre ma il vecchio Frankie risponde che non si può proprio. Ayrton ripensa a Roland, al tragico volo di Rubens il giorno prima.
Corre all'hotel a cercare un sonno che non arriverà.
L'indomani si corre normalmente. È il weekend del Primo Maggio, è festa, basterà un minuto di silenzio per ricordare Roland, che ora ha chiuso gli occhi dopo aver assaporato il suo sogno.
È domenica e il Gp di San Marino inizia regolarmente con ben vivo il ricordo di quanto successo il giorno prima.
Ayrton Senna ha provato fino all'ultimo a far sospendere la corsa,vedi notte ha fatto modificare il piantone dello sterzo per guidare meglio la sua monoposto.
E ha preparato nell'abitacolo una bandiera bianca e rossa, come quella dell'Austria.
Come la nazione di Roland.
Vuole vincere e sventolarla per lui, che la veda da lassù.
Senna è religioso, è l'unico pilota che ha visitato subito il luogo dell'incidente per capire, per pregare.
Per capire.
Troppo grandi l'uomo e il campione per non capire.
Alle 14.17 all'autodromo di Imola inizia il settimo giro e alla curva del Tamburello la Williams modificata nottetempo di Senna si schianta ai 200 km/h e carambola fino a fermarsi. Si ferma anche il pilota, non più pilota, non più manichino.
Scattano i soccorsi e l'elisoccorso compie in ventiquattro ore lo stesso percorso fino all'Ospedale Maggiore di Bologna dove alle 18 il cuore del campione si fermerà.
Roland sorride un po'timido e saluta. Ha aspettato l'amico per fare insieme l'ultima corsa. Forse per parlare di curve, di piantoni, di modifiche.
Finisce così il GP di San Marino 1994, l'ultimo senza le attuali norme di sicurezza, l'ultimo con piloti deceduti in gara.
Roland sorride nei video e nelle foto.
Ora lo sa cosa ha fatto.
Ha coronato un sogno, ha dato inconsapevolmente il via ad una F1 più sicura.
Sono passati velocemente 25 ormai e Imola è entrata nel frattempo dentro la città metropolitana di Bologna.





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