Darcy gioca ad hockey. Il freddo che lo circonda non gli lascia molte alternative. Fa freddo per buona parte dell'anno, quel tipo di freddo che ti punge le ossa anche quando sei chiuso dentro casa.
Darcy vive in America, qualche miglio più a Nord degli Usa.
Kamloops, Columbia Britannica, Canada.
E dove vive lo sport più seguito è l'hockey su ghiaccio.
Anche l'hockey come molti altri sport "indoor" nati nel XIX secolo nel continente Americano ha molto seguito, di pubblico e di praticanti. Questione di cultura e morfologia.
Non è un caso che basket, baseball, football americano e lo stesso hockey siano fra gli sport più praticati già in età scolare.
Darcy va a scuola, col fratello Ryan. La mamma è italiana e fra il profumo del basilico e della passata di pomodoro osserva Darcy e Ryan giocare.
Sono inseparabili.
Da Kamloops e il freddo che fa si sogna alla TV via cavo la Stanley Cup, il trofeo che premia la franchigia vincitrice dell'Nhl, la lega Nordamericana per eccellenza.
Darcy cresce col sapore mediterraneo della cucina materna e traccia la sua strada in quello sport così duro e affascinante.
Perché l'hockey è uno sport duro, più duri anche del football americano.
È uno sport anche per cattivo, tanto che la cattiveria nel regolamento ha una sua nicchia di gestione. Non c'è il cartellino rosso immediato ma una somma di minuti di penalità in cui il giocatore sospeso si siede nell'apposita panchina.
Darcy lo sa, sa anche che non esiste difensore buono, che non attiri il boato del pubblico con una entrata un po'più dura. Fa parte del gioco.
Ci prende gusto, capisce che mazza, pattini e ghiaccio possono fare parte del suo ambiente ideale.
Nel 1997, Darcy nasce il 03/05/1981, a sedici anni inizia a giocare con i colori del Saskatoon Blades e successivamente quelli dei Red Deer Rebels.
Il fisico cresce anche dentro l'armatura da hockeysta e col fisico crescono i muscoli, la cattiveria e il colpo d'occhio.
Giocare in difesa vuol dire essere cattivi ma furbi, pensare un istante prima dell'attaccante.
Nel 2001 Darcy gioca ancora con Ryan e mangia all'italiana, anche nella Columbia Britannica.
La mamma coltiva nei figli il suo essere Italiana partendo dal cibo. Il Canada è nell'amore per l'hockey.
Per Darcy la grande occasione si presenta col passaggio ai Wbs Penguins, nella lega minore Ahl, e successivamente nella Echl con i Weeling Nailers.
È l'inizio, la Nhl per ora rimane alla TV via cavo, ma appare meno lontana.
Darcy è uno dei due difensori che ad ogni incontro parte titolare.
Si chiama difensore di stecca destra, dal lato del campo di impiego.
Difende con la giusta cattiveria sfruttando al meglio i suoi 194 cm, che sul ghiaccio scivolano leggeri sulle lame.
Il pick, il disco che viene conteso ad ogni ingaggio arbitrale dai due team in campo.
Lo difende in maniera decisa, fisica e veloce.
Attira più di un attenzione anche dall'altra parte dell'Oceano Atlantico.
La Nhl per ora rimane alla TV via cavo.
Col fratello Ryan accetta l'offerta di Asiago, Altopiano Veneto, una delle big del campionato italiano con i team valdostani e dell'Alto Adige.
Asiago, Italia, da dove è partita la mamma. Passaporto anche tricolore che facilita un po'di più le cose burocratiche.
Siamo nel 2005, Darcy ha 24 anni.
Mette in borsa la mazza ricurva, i pattini affilati, la divisa grande e grossa come un'armatura medioevale, il casco e i profumi della cucina materna, come un emigrante all'incontrario.
I suoi 108 kg ora vestono la divisa gialla numero 5 di Asiago.
Le montagne sono montagne ovunque pensa Darcy mentre attraversa l'Atlantico, ma sull'Altopiano la sfumatura cambia; ci sono tangibili gli echi della Grande Guerra, un'intricato micromondo di gallerie. No, sono un po'più montagne.
Darcy lo legge, lo sa e sull'Altopiano si impone come il combattente che è.
Il primo anno è sempre, nello sport e nella Vita, quello più difficile. Robinson si posiziona nella sua trincea, sempre sul lato destro della porta e si impone col fisico, non può essere altrimenti, e l'agonismo dei vent'anni alla conquista del mondo.
Difende come ha sempre fatto; col fratello Ryan prima, nelle leghe minori poi. O tifando alla TV via cavo per le partite della Nhl.
I tifosi vicentini, la provincia di Asiago, sono dalla sua parte anche, e soprattutto, quando deve accomodarsi sulla panchina delle penalità. Lo incitano magari in una lingua doppiamente sconosciuta: difficile per un veneto portare avanti un discorso in italiano, doppiamente difficile se sei nato sull'Altopiano.
Ad Asiago si parla la lingua cimbra, lingua più locale fra le lingue locali. La parlano i vecchi che difendono come frassini i monti e la parlano i giovani, pronti a diventare a loro volta frassini, alti e robusti.
Tutto questo Darcy lo intuisce, lo capisce: il tifo in fondo è uguale in tutti i posti del mondo. E lui difende.
Il primo anno accumula quasi due ore di sospensione in 40 gare. Non pochi ma sufficienti al ct azzurro Goulet ad intuire che il diamante è solo grezzo e potrà brillare nel futuro. Il passaporto, dettaglio non da poco ereditato dalla madre, è italiano così Darcy può essere convocato per l'Euro Cup. Non giocherà ma respirerà quel sapore che la madre gli raccontava spesso.
Quando alla seconda stagione un infortunio all'anca gli pregiudica parte della stagione ormai Asiago è la sua casa . Il paese cimbro ha trovato un altro giovane frassino pronto a difenderlo.
Si riprende e gioca metà delle gare stagionali ritrovando intatta la cattiveria di Kamloops.
Riesce a chiudere la stagione con 26 gare lottando su ogni puck come prima, come dimostrano i 66 minuti di sospensione fatti registrare a fine stagione.
La stagione 2007/2008 inizia come le precedenti, sempre con le lame ben piantate sul ghiaccio, sul lato destro della porta da difendere.
Ryan è tornato in Canada.
Il match d'esordio è in programma al Pala Hodegart, Asiago, fra i vicentini e i valdostani del Renon.
È il 27/09/2007.
Si aspetta che l'arbitro liberi a mezz'aria il puck per l'ingaggio iniziale.
Si inizia.
Darcy è a destra, pianta un po' più stabilmente le lame dei pattini sul ghiaccio, ricurva la schiena come il frassino spettinato dal vento. Aspetta.
L'incontro è vivo, è il primo della stagione, quasi di routine.
I tifosi fanno i tifosi, alternando italiano e cimbro che tanto ora Darcy è uno di loro.
Ascolta, lascia scorrere il tempo e sente l'aria fresca del palazzetto entrare dentro il caschetto.
Passano i minuti, tre.
Con uno schianto il frassino grande e robusto con la corteccia giovane cade a terra, lontano dall'azione, solo coi suoi pensieri, Kamloops, l'oceano visto dall'alto.
Il peso dell'armatura gialla numero 5 ricorda un cavaliere medievale disarcionato.
I tifosi parlano un silenzio lungo, fatto di attesa. Si ferma tutti, tifo e gioco.
Al Pala Hodegart è scesa una strana notte settembrina.
L'intervento dei sanitari è immediato. Darcy sente il freddo secco sulla pelle.
Sente l'italiano, il cimbro, l'inglese. Sul ghiaccio sente la mamma chiamare lui e Ryan.
Annusa l'odore freddo del ghiaccio sintetico.
Fa freddo anche se è settembre, anche all'ospedale di Asiago.
La partita è sospesa; la caduta del frassino ha lasciato il palazzetto col fiato sospeso.
Darcy si sente a casa, Kamloops come Asiago.
Il cuore di gigante canadese si siede sulla panchina delle penalità, per una penalità troppo lunga.
Fra i tanti perché, uno a fare luce sulla morte di Darcy Robinson arriva sette mesi dopo, il 13/05/2008.
Il referto medico è chiaro: cardiomiopatia aritmogena ventricolare destra di origine genetica. Il caso, la sfortuna, hanno voluto fare annusare a Darcy il profumo della terra materna, farlo diventare un frassino sull'Altopiano.
La 5 gialla è stata ritirata per sempre; l'armatura medioevale difende sempre sul lato destro della porta.
Darcy vive in America, qualche miglio più a Nord degli Usa.
Kamloops, Columbia Britannica, Canada.
E dove vive lo sport più seguito è l'hockey su ghiaccio.
Anche l'hockey come molti altri sport "indoor" nati nel XIX secolo nel continente Americano ha molto seguito, di pubblico e di praticanti. Questione di cultura e morfologia.
Non è un caso che basket, baseball, football americano e lo stesso hockey siano fra gli sport più praticati già in età scolare.
Darcy va a scuola, col fratello Ryan. La mamma è italiana e fra il profumo del basilico e della passata di pomodoro osserva Darcy e Ryan giocare.
Sono inseparabili.
Da Kamloops e il freddo che fa si sogna alla TV via cavo la Stanley Cup, il trofeo che premia la franchigia vincitrice dell'Nhl, la lega Nordamericana per eccellenza.
Darcy cresce col sapore mediterraneo della cucina materna e traccia la sua strada in quello sport così duro e affascinante.
Perché l'hockey è uno sport duro, più duri anche del football americano.
È uno sport anche per cattivo, tanto che la cattiveria nel regolamento ha una sua nicchia di gestione. Non c'è il cartellino rosso immediato ma una somma di minuti di penalità in cui il giocatore sospeso si siede nell'apposita panchina.
Darcy lo sa, sa anche che non esiste difensore buono, che non attiri il boato del pubblico con una entrata un po'più dura. Fa parte del gioco.
Ci prende gusto, capisce che mazza, pattini e ghiaccio possono fare parte del suo ambiente ideale.
Nel 1997, Darcy nasce il 03/05/1981, a sedici anni inizia a giocare con i colori del Saskatoon Blades e successivamente quelli dei Red Deer Rebels.
Il fisico cresce anche dentro l'armatura da hockeysta e col fisico crescono i muscoli, la cattiveria e il colpo d'occhio.
Giocare in difesa vuol dire essere cattivi ma furbi, pensare un istante prima dell'attaccante.
Nel 2001 Darcy gioca ancora con Ryan e mangia all'italiana, anche nella Columbia Britannica.
La mamma coltiva nei figli il suo essere Italiana partendo dal cibo. Il Canada è nell'amore per l'hockey.
Per Darcy la grande occasione si presenta col passaggio ai Wbs Penguins, nella lega minore Ahl, e successivamente nella Echl con i Weeling Nailers.
È l'inizio, la Nhl per ora rimane alla TV via cavo, ma appare meno lontana.
Darcy è uno dei due difensori che ad ogni incontro parte titolare.
Si chiama difensore di stecca destra, dal lato del campo di impiego.
Difende con la giusta cattiveria sfruttando al meglio i suoi 194 cm, che sul ghiaccio scivolano leggeri sulle lame.
Il pick, il disco che viene conteso ad ogni ingaggio arbitrale dai due team in campo.
Lo difende in maniera decisa, fisica e veloce.
Attira più di un attenzione anche dall'altra parte dell'Oceano Atlantico.
La Nhl per ora rimane alla TV via cavo.
Col fratello Ryan accetta l'offerta di Asiago, Altopiano Veneto, una delle big del campionato italiano con i team valdostani e dell'Alto Adige.
Asiago, Italia, da dove è partita la mamma. Passaporto anche tricolore che facilita un po'di più le cose burocratiche.
Siamo nel 2005, Darcy ha 24 anni.
Mette in borsa la mazza ricurva, i pattini affilati, la divisa grande e grossa come un'armatura medioevale, il casco e i profumi della cucina materna, come un emigrante all'incontrario.
I suoi 108 kg ora vestono la divisa gialla numero 5 di Asiago.
Le montagne sono montagne ovunque pensa Darcy mentre attraversa l'Atlantico, ma sull'Altopiano la sfumatura cambia; ci sono tangibili gli echi della Grande Guerra, un'intricato micromondo di gallerie. No, sono un po'più montagne.
Darcy lo legge, lo sa e sull'Altopiano si impone come il combattente che è.
Il primo anno è sempre, nello sport e nella Vita, quello più difficile. Robinson si posiziona nella sua trincea, sempre sul lato destro della porta e si impone col fisico, non può essere altrimenti, e l'agonismo dei vent'anni alla conquista del mondo.
Difende come ha sempre fatto; col fratello Ryan prima, nelle leghe minori poi. O tifando alla TV via cavo per le partite della Nhl.
I tifosi vicentini, la provincia di Asiago, sono dalla sua parte anche, e soprattutto, quando deve accomodarsi sulla panchina delle penalità. Lo incitano magari in una lingua doppiamente sconosciuta: difficile per un veneto portare avanti un discorso in italiano, doppiamente difficile se sei nato sull'Altopiano.
Ad Asiago si parla la lingua cimbra, lingua più locale fra le lingue locali. La parlano i vecchi che difendono come frassini i monti e la parlano i giovani, pronti a diventare a loro volta frassini, alti e robusti.
Tutto questo Darcy lo intuisce, lo capisce: il tifo in fondo è uguale in tutti i posti del mondo. E lui difende.
Il primo anno accumula quasi due ore di sospensione in 40 gare. Non pochi ma sufficienti al ct azzurro Goulet ad intuire che il diamante è solo grezzo e potrà brillare nel futuro. Il passaporto, dettaglio non da poco ereditato dalla madre, è italiano così Darcy può essere convocato per l'Euro Cup. Non giocherà ma respirerà quel sapore che la madre gli raccontava spesso.
Quando alla seconda stagione un infortunio all'anca gli pregiudica parte della stagione ormai Asiago è la sua casa . Il paese cimbro ha trovato un altro giovane frassino pronto a difenderlo.
Si riprende e gioca metà delle gare stagionali ritrovando intatta la cattiveria di Kamloops.
Riesce a chiudere la stagione con 26 gare lottando su ogni puck come prima, come dimostrano i 66 minuti di sospensione fatti registrare a fine stagione.
La stagione 2007/2008 inizia come le precedenti, sempre con le lame ben piantate sul ghiaccio, sul lato destro della porta da difendere.
Ryan è tornato in Canada.
Il match d'esordio è in programma al Pala Hodegart, Asiago, fra i vicentini e i valdostani del Renon.
È il 27/09/2007.
Si aspetta che l'arbitro liberi a mezz'aria il puck per l'ingaggio iniziale.
Si inizia.
Darcy è a destra, pianta un po' più stabilmente le lame dei pattini sul ghiaccio, ricurva la schiena come il frassino spettinato dal vento. Aspetta.
L'incontro è vivo, è il primo della stagione, quasi di routine.
I tifosi fanno i tifosi, alternando italiano e cimbro che tanto ora Darcy è uno di loro.
Ascolta, lascia scorrere il tempo e sente l'aria fresca del palazzetto entrare dentro il caschetto.
Passano i minuti, tre.
Con uno schianto il frassino grande e robusto con la corteccia giovane cade a terra, lontano dall'azione, solo coi suoi pensieri, Kamloops, l'oceano visto dall'alto.
Il peso dell'armatura gialla numero 5 ricorda un cavaliere medievale disarcionato.
I tifosi parlano un silenzio lungo, fatto di attesa. Si ferma tutti, tifo e gioco.
Al Pala Hodegart è scesa una strana notte settembrina.
L'intervento dei sanitari è immediato. Darcy sente il freddo secco sulla pelle.
Sente l'italiano, il cimbro, l'inglese. Sul ghiaccio sente la mamma chiamare lui e Ryan.
Annusa l'odore freddo del ghiaccio sintetico.
Fa freddo anche se è settembre, anche all'ospedale di Asiago.
La partita è sospesa; la caduta del frassino ha lasciato il palazzetto col fiato sospeso.
Darcy si sente a casa, Kamloops come Asiago.
Il cuore di gigante canadese si siede sulla panchina delle penalità, per una penalità troppo lunga.
Fra i tanti perché, uno a fare luce sulla morte di Darcy Robinson arriva sette mesi dopo, il 13/05/2008.
Il referto medico è chiaro: cardiomiopatia aritmogena ventricolare destra di origine genetica. Il caso, la sfortuna, hanno voluto fare annusare a Darcy il profumo della terra materna, farlo diventare un frassino sull'Altopiano.
La 5 gialla è stata ritirata per sempre; l'armatura medioevale difende sempre sul lato destro della porta.
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