Nodar Kumaritashvili

Lo slittino su pista, artificiale e non, come lo viviamo oggi parte da origini antiche, più o meno come i vichinghi, IX secolo. Le prime gare si svolgono in Norvegia dove freddo e ghiaccio sono parte importante del paesaggio. Attraversa secoli e paesi, esce dai confini della Scandinavia e si appoggia come dopo una delle sue curve sinuose, sui Monti Metalliferi fra Germania e l'attuale Repubblica Ceca, rallenta sulla Svizzera, dove nel 1935 anche tutte le sue varianti nate nei secoli, skeleton e bob, trovano una Federazione chiamata FIBT. Il passaggio dagli albori allo slittino attuale avviene attraverso l'affiliazione al Cio, 1957, e l'esordio ai Giochi Olimpici di Innsbruck, nella vicina Austria, nel 1964.
Con le vetrine internazionali delle grandi competizioni si evolvono le caratteristiche tecniche dello slittino e le competizioni stesse. La pisto è uno stretto cunicolo di cemento ricoperto di ghiaccio artificiale, è una lunga discesa iniziale dove l'atleta prende velocità, seguita da una serie di curve che lo caratterizzano per tutta la sua lunghezza. Dopo il traguardo iniziano 100 metri di salita che frenano la corsa dell'atleta.
L'atleta inizia la sua corsa osservando lo stretto cunicolo davanti a sé, dondolando avanti e indietro seduto sullo slittino; dondolando prende velocità e si lancia a pattinare sul ghiaccio artificiale, stendendosi supino sullo slittino. Sarà in quella posizione scomoda e quasi innaturale, eppure aerodinamica, un tutt'uno con il mezzo, percorrendo i 1000, a volte 1300 metri della pista ghiacciata. Indirizzerà lui i 23 kg dello slittino, spostandosi leggermente col corpo, usando mani e talloni come marce e freni.
E dai paesi vichinghi, ai mitteleuropeo dove fa più freddo, lo slittino arriva a spopolare anche nella vecchia Russia, e una volta defunta la madrepatria quasi tutti i paesi indipendenti proseguono nella tradizione degli sport invernali, giocoforza non più con gli stessi mezzi e risultati.
Succede anche nella Georgia di Tbilisi, Caucaso. Dal 1991 indipendente da Mosca.
Nodar Kumaritashvili nasce a Borjomi il 25/11/1988, in Georgia, città cara agli Zar di tutte le Russie per la sua acqua minerale.
Nodar nasce nel 1988 anno in cui alle Olimpiadi invernali di Calgary, Canada, esordisce nel bob a quattro la più improbabile delle nazionale, quella giamaicana.
Nasce nel 1988, quando un quattordicenne italiano esordisce a Valdaora su una pista artificiale, all'oscuro in quel momento di divenire il Cannibale dello slittino internazionale per più di un ventennio. Il suo nome è Armin Zoeggeler.
Da Borjomi, città metropolitana del sud, costruita lungo una gola fra le montagne del Caucaso Nodar cresce poi a Bakuriani, località sciistica integrata alla Borjomi stessa rinomata nella Russia prima e nella Georgia poi, appassionandosi agli sport invernali dei quali la località è capitale.
Le montagne sono sempre bianche e sulle piste il piccolo Nodar si appassiona allo slittino; lo fa così bene che osserva gli atleti mettere a punto quella strana struttura aerodinamica che mescola leghe di legno e metallo. Osserva con lo sguardo curioso e i capelli spettinati e ascolta il crepitio delle lame dei pattini a contatto col ghiaccio.
Nodar imita il dondolio dell'atleta, i movimenti per gestire la direzione e la postura di mani e talloni.
Bakuriani è perfetta per il giovane Nodar, con le montagne sempre bianche. Anche d'estate quando lo slittino aspetta e al piccolo Nodar rimangono i boschi circostanti.
Lo accompagna nell'esordio in Coppa del Mondo nel 2009, che il giovane Nodar chiuderà in cinquantacinquesima posizione, pronto a rappresentare il suo paese alle Olimpiadi di Vancouver nel 2010.
Potrà dividere allenamenti e piste con l'idolo Zoeggeler, prendere appunti come da bambino a Bakuriani.
A Whistler, Canada, le montagne sembrano più grandi, più bianche e il giovane georgiano sposta sui picchi il suo sguardo curioso, sistemando il ciuffo spettinato.
Tutti gli chalet della località canadese lo aspettano ai piedi del Monte Whistler quando va e torna dagli allenamenti.
Nodar osserva il paesino pedonale così lontano dall'architettura sovietica della sua Bakuriani.
Al Whistler Olympic Park il 12/02/2010 le prove degli slittinisti sono iniziate  già al mattino anche se la cerimonia iniziale è in programma la sera.
Nodar aspetta il suo momento sistemandosi al meglio la tuta azzurra e nera, indossando il casco bianco con visiera, che contengono lo sguardo curioso e i capelli spettinati. Si siede sullo slittino sulla sommità della salita e respira, ha il respiro che trema per l'emozione. Inizia a dondolare un po' troppo velocemente e deve rallentare, deve respirare e non lasciare spazio all'emozione. Osserva la bandiera dei cinque cerchi del CIO e a fianco cerca, e trova, quella georgiana. Riporta lo sguardo sulla pista, l'ultima spinta con le mani e decide. È il momento di scendere, di stendersi supino e correre verso il traguardo.
Nodar è un giovane atleta e sa quanto le prove fatte bene contribuiscano ad una buona gara.
Nodar è un giovane atleta. Non sa quanto sia importante gestire le proprie emozioni, in prova come in gare.
Nodar è supino sullo slittino lanciato oltre i 130 km/h, si sposta per una prima curva, si sposta nuovamente per un'altra curva, la velocità aumenta.
Dentro il casco Nodar sente voci di bambini, risate, il crepitio della neve quando la calpesti. Corre veloce nello stretto cunicolo, non ascolta lo slittino, rincorre le risate dei bambini nei boschi di abete rosso a Bakuriani.
Sente la mano appoggiare il palmo sul ghiaccio che è duro, è lama, sente il respiro farsi pesante e non sente più le lame tagliare la pista, Nodar è leggero.
Nodar si siede sulla neve, si toglie il casco e si passa una mano sui capelli arruffati. Abbassa la cerniera sul collo della tuta azzurra e nera. Deve respirare, ha la gola secca. Sente l'aria gelida sul viso, osserva Bakuriani dall'alto, i bambini che si rincorrono.
Adesso la tuta è aperto sul petto; Nodar senta qualcosa che schiaccia il petto e la bocca. È plastica, in bocca il sapore del ferro.
Sente voci di adulti, chiamare il suo nome, ne è sicuro. I bambini ridono più lontani.
Osserva lo stillicidio di goccioline rosse sulla neve.
Osserva i bambini che lo chiamano.
Nodar ha capito che è il momento di raggiungerli. Si alza, si toglie la tuta e la posa vicino il casco. Ha i capelli arruffati come nelle foto da bambino.
Corre verso il gruppo di bambini, fra i boschi di abete rosso di Bakuriani.
Nodar Kumaritashvili muore a 21 anni sulla pista di slittino del Whistler Olympic Park poche ore prima della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Vancouver il 12/02/2010.
È morto dopo un'ora e mezza di intervento da parte dei soccorritori.
Nonostante i soccorsi immediati non c'è stato nulla da fare per il giovane georgiano.
Sbagliando un ingresso in curva ai 144 km/h Nodar è letteralmente volato fuoripista sbalzando dallo slittino, impattando violentemente con il capo contro uno dei piloni di acciaio posto ai bordi della pista.
I dubbi sulla sicurezza della pista, sollevati da più atleti erano rimasti inascoltati, anche se l'incidente fatale accade in una zona ritenuta non pericolosa.
Tesi questa caduta dopo l'esame sulla dinamica dell'incidente, composta da curve eccessivamente veloci e ghiaccio mantenuto troppo morbido nonostante le temperature di Whistler insolitamente elevate per il periodo.
In seguito alla scomparsa di Nodar Kumaritashvili la pista del Whistler Olympic Park è stata ridotta e innalzata ai bordi con pareti di compensato.
Nodar ha pagato con la vita l'incompetenza degli organizzatori e un po'di un'esperienza.
Il 20/02/2010 nel freddo di una grigia e innevata Bakuriani, migliaia di persone hanno partecipato al funerale del giovane atleta.
Nodar osserva dalla montagna la folla che lo segue, che segue il ciuffo, ora pettinato. Vede la folla piangere e il cielo grigio come piombo.
Nodar non ha finito la sua prova ma sente lo stesso freddo sulla faccia.
A novembre del 2010 il CIO lo premia postumo con l'Ordine Olimpico in argento.
Nodar ora è un francobollo che lo ricorda, con il casco bianco a coprire i capelli spettinati.

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