Conte, Primo Ministro, Matricola 1001/bis

Perfetto.
Peggio di così non poteva andare.
Più in basso di così non si può cadere.
Come logica che sia, col senno di poi, la maschera anche di Conte è caduta. Fino all'ultima seduta all'Emiciclo era parso ferito, tradito e deluso da chi a Palazzo Chigi lo aveva portato se non proprio trascinato.
A girare le pagine social di questi giorni pare che l'unico politico ad uscire a testa alta da questo trambusto sia Matteo Salvini.
Il punto è che questo strano governo gialloverde è partito fin da subito coi giorni contati; già all'inizio il risultato elettorale era parso fuggire di mano ai leader dei due schieramenti.
Nei mesi di governicchio bicolore abbiamo assistito a pesanti scariche di fumo negli occhi sotto forma di politica interna in senno alla sicurezza (e ora come la mettiamo onorevole Salvini con la tanto richiesta manifestazione di piazza se le ha vietate lei stesso? Per decreto!), accise che non stupirebbe si riproponessero pari pari a diciotto mesi fa e rubli passati sottotraccia dalla Moscova al Po e di cui nessuno sa nulla.
Che dire degli strali pentastellati, con tanto di dirette streaming e sondaggi sulla piattaforma Rousseau, contro il PD, contro l'enorme scandalo di Bibbiano (sacrosanto in questo caso invocare la verità e la giustizia) e il malgoverno renziano-gentiloniano, imposto senza essere stato eletto?
E ora? Che succede ora?
Forse Conte si è ribellato dopo una notte insonne, dopo mesi di strattoni alla giacca da Di Maio e da Salvini, come Fantozzi davanti all'ennesima Corazzata Potemkin della sua vita.
Ha capito che questo governicchio era "una cagata pazzesca" e ne è sortito il discorso con cui ha chiuso il governicchio bicolore.
Però al contrario di Fantozzi che non potrà mai farla franca, Conte è rimasto al suo posto, liberando la casa dall'argenteria e dai mobili inutili.
I colloqui con Mattarella, evidentemente esasperato dall'idea di mandare nuovamente alle urne un popolo palesemente incapace di esprimersi, hanno partorito un mostriciattolo.
Un nuovo governo bicolore, stavolta giallo rosso in cui forse chiameranno Totti ormai libero dalla sua Roma, stringendo un nuovo patto, non più contratto, con il PD, il vituperato PD di Bibbiano, del governo senza elettori.
Con il palese di rischio di avere ancora ministri i Toninelli e i Di Maio che il meglio lo danno nel non sapere gestire le emergenze delle nostre infrastrutture e aziende-industrie.
Evidentemente i 5Stelle, più che mai social, hanno recuperato vecchie interviste in cui un arcisicuro Zingaretti lodava se stesso al grido di "io i rivali (5stelle) li ho già battuti", poco prima di sedersi a capo della segreteria PD.
Probabilmente hanno detto che meglio tenersi amico il proprio nemico.
Peccato però che questa PD abbia lo stesso fascino di una vecchia nobile più in disgrazia che mai.
A patto avvenuto, a strali presi e gettati nel cestino, ci rendiamo conto che come Fantozzi soccombiamo sempre al Ducaconte di turno.
Stavolta il Conte lo è di nome, mai così poco vicino al popolo come ora.
L'avvocato del popolo è via via mutato, come se sugli scranni di Montecitorio un mutagene ne avesse mutato le caratteristiche, liberando in fondo il vero Conte.
Una mossa da piccolo ragionier Fonelli che annusa il potere e in una notte muta in Direttore Naturale.
E ora noi popolino assisteremo alle gare di atletica, incerti se parteciparvi o meno, salvo all'ultimo metro saltare in aria come Fantozzi.
Usciamo dalla crisi con la certezza di aver rimesso in gioco vecchie facce, scolorite dalle critiche e dagli scandali.
Usciamo dalla crisi con ventilate nuove sinistre (Calenda la prego, basta così) e dicasteri da assegnare ai soliti vecchi noti.
Salvini manifesterà? Grillo tornerà ai Vaffaday o resterà ai Vaffa e basta? Zingaretti lascerà la poltrona di Governatore del Lazio?
Di Maio e Toninelli aspetteranno Di Battista un'altra volta?h
Altroché 2019 bellissimo...

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