Eutanasia di un Governo

Ed ora?
Ora che il "sarà bellissimo" dell'ormai ex premier Conte suona distante e beffardo, cosa rimane a noi italiani, mai così piccoli ed indifesi?
Rimane una preghiera di correttezza, imparzialità e lungimiranza al Presidente Mattarella, sempre troppo bistrattato sui social dagli estremisti con la tastiera, nonostante il ruolo ricoperto.
Adesso che un po' di luce è arrivata sui reali rapporti del governicchio gialloverde, cosa e soprattutto chi resta a noi italiani?
Cosa resta?
Resta un vago senso di aver perso tempo, di aver avuto in cambio della fiducia data, meno, molto meno di quello che ci spettava.
Dignità era un termine usato ed abusato dal governicchio gialloverde per far capire che l'Italia ce l'avrebbe fatta.
Poi cosa è successo che ha fatto spegnere così in fretta la fiamma?
È successo che i reali obiettivi dell'improbabile duo (strana coppia, maleassortita che funziona solo se sei Jack Lemmon o Walter Matthau) sono lentamente venuti a galla a scapito nostro.
Dalle illusioni della campagna elettorale, allo scoprire che i vincitori erano in realtà due, siamo arrivati alle accuse reciproche, ai "no" a scatola chiusa senza, parrebbe credetemi parrebbe, riflettere su utilità o costi per il nostro paese.
Sono sembrate due impuntature di due "bambini capricciosi", troppo solerti nell'usare il social per comunicare.
Il "no" alla Tav dei 5Stelle, la cui ricaduta economica avrebbe un riverbero esagerato per l'Italia, il "no" della Lega all'accoglienza umanitaria, ottuso e fermo, sono parsi dispetti simili ad un parco giochi.
Salvini e Di Maio dopo la forma del contratto per governare l'Italia hanno intrapreso strade diverse, ognuno salvaguardando il proprio orticello, spendendo male un premier finalmente spendibile anche in senno all'Europa, come Conte.
Il presidente Mattarella in questo lungo anno ha dovuto accettare critiche anche aspre sul suo modo di gestire l'Esecutivo ma obiettivamente il supporto del vice, il presidente del Senato ,è stato ininfluente, alla stregua di una comparsata.
Curioso che in prossimità dello stacco della spina di quest'governicchio siano riemersi dal dimenticatoio figuri come Prodi, cui probabilmente non bastano i danni inferti all'Italia con il suo operato, Monti, ma questa è sembrata una boutade ad uso e consumo della stampa, Renzi, Berlusconi e Zingaretti.
Ecco, in poche parole, i soliti noti, "quelli che..." ,per rubare una frase bellissima a Beppe Viola, "io so come si fa ad uscirne".
E di questo non dubito: i primi due hanno governato, di sinistra e di destra, con molti bassi e pochi alti, mentre il terzo da sempre più l'idea di essere stato messo lì perché in realtà dietro di lui non c'era nessuno.
E il leit motiv di destra e di sinistra pare essere "alleamoci con i 5Stelle"!
Idea politica che, numeri alla mano, non può essere positiva.
Grillo che quando scende dalle tavole dei palcoscenici entra all'Emiciclo d lancia qualche strale qua e là, è lontanissimo dal Grillo dei Vaffaday, quello che doveva tagliare, togliere, mandare a casa.
Non può essere il suo movimento la soluzione per l'Italia.
Non può essere un Renzi uscito dal dimenticatoio il nuovo premier.
Né può esserlo un redivivo Berlusconi.
Nei giorni precedenti la caduta del governo tutti i politicanti di mestiere o illustri professori prestati ad essa hanno estratto dal loro cilindro la propria idea per salvare l'Italia.
Salvini e Di Maio?
Troppo impegnati a fare già la campagna elettorale a colpi di selfie e proclami, e con questa frase mi rendo conto di quanto sia piccolo il nostro mondo politico.
Selfie che sono ormai parte integrante del quotidiano del politico nostrano, come dimostra il PD, o quel che ne resta, ai colloqui con Mattarella.
Resta il rammarico di aver perso tempo, di aver avuto un'ottima occasione per ripartire e di averla sprecata, fra santi e Madonne, letteralmente, fra insulti e discoteche sulla spiaggia.
L'aver buttato nelle facce stupidamente adolescenziali di Salvini davanti ai rimbrotti tardivi di Conte tanta speranza.
Forse il Presidente troverà una soluzione adatta a non perdere altro tempo, ma se si dovesse arrivare a primavera con questa situazione, la campagna elettorale somiglierà ad una Via Crucis.

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