#stopviolenceagainstwomen

È tutto incredibile, quando lo leggi.
Finisci sempre con il chiederti come sia potuto succedere.
Un'altra volta, l'ennesima.
Fa male rileggere la fredda cronaca, l'insieme di righe e parole che racchiude il più delle volte la vita, e la morte, di una persona.
Sempre una donna, l'età non è importante, più debole, vittima dei disturbi mentali, delle ossessioni malate di chi dice d'amarle o crede sia semplicemente una mera proprietà.
Da usare, abusare e maltrattare a proprio piacimento.
Ogni violenza parte da un contesto fatto di sopprusi perpetrati nel tempo, spesso noti, già noti, alle forze dell'ordine.
Sono gesti meschini, infimi.
L'ossessione che parte dal telefono, dal farsi trovare sempre e comunque vicino; vicino alla vittima mai più libera di vivere la propria vita.
La propria vita, semplicemente.
Esiste ora il Codice Rosso, dove la segnalazione dovrebbe mettere la vittima in sicurezza.
Dovrebbe, perché l'animale che colpisce il più debole sfugge alla giustizia, una giustizia zoppa d precaria che lascia spazio e libertà al carnefice e la toglie alla vittima, travolta da domande e indagini nel privato come se la colpa fosse sua, solo sua.
È una giustizia che sempre più spesso si dimostra incompleta ed inadatta.
Lascia in galera quattro giorni chi stupra, libero poi di reiterare il reato; lascia liberi stalker che vivono nella completa ossessione della propria vittima.
Poco importa che i servizi sociali sappiano, sapessero, immaginassero, che la bestia potesse agire con violenza prima o poi: c'è prima la burocrazia da seguire.
Tu segnali, io indago, non importa che io sappia già qual'è il difetto, se tu non segnali io mi volto dall'altra parte.
Ecco questa è la frase che fa più male.
Il sapere e non fare nulla.
Per legge, disegno di legge e mala giustizia.

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