John Thomson, il Principe

Ci sono principi che sono tali per nascita, per diritto ereditario e vestono con abiti e stoffe di pregio e altri che vengono incoronati dal popolo, dalla gioia popolare.
In Scozia all'inizio del XX secolo nasce un Principe particolare, figlio del popolo, di un minatore e una casalinga, in una terra di miniere. Un Principe gracile, minuto. All'apparenza debole.
E anche nella Scozia mineraria del XX secolo l'apparenza inganna.
John Thomson nasce il 28 Gennaio del 1909 in un villaggio appunto di minatori, Cardenden, Scozia del sud.
Glasgow agli albori del secolo è più lontana dei 90 km effettivi.
Il calcio in Gran Bretagna è già sport diffuso, che divide popolo e tifoserie, nonostante una Guerra che costringerà l'Europa a fare i conti con le proprie colpe.
John si avvicina al calcio presto, quando ancora  frequenta la scuola. Il primo club è fra i dilettanti, quelli che sono brutti e sporchi, privi di classe. Troppo distanti dal Principe, che ancora non è tale. Il club si chiama Auchtederran e con John fra i pali vince la Lochgelly Times Cup. 
A livello locale quel ragazzino gracile che vola fra i pali e senza paura fra le gambe degli avversari cattura l'attenzione dei tanti manager incaricati di scovare negli angoli dell'Impero nuovi campioni.
La mamma Jean vorrebbe altro per il figlio, considera il gioco del calcio troppo pericoloso. John studia e gioca a calcio. 
Passa a difendere altri pali, quelli del Bing Boys dove arriva a 14 anni.
Nel primo dopoguerra è l'età in cui si comincia anche a lavorare.
John non è da meno; segue l'esempio del padre e degli zii e di parte del vicinato di Cardenden e trova lavoro in miniera.
È minuto, piccolo che non arriva al metro e ottanta, sembra adatto anche al lavoro in miniera con il padre, gli zii e il vicinato.
Diventa addetto alle carrucole; giornate lunghe in penombra a sollevare cesti pesanti, rimandarli nelle viscere della terra vuoti e ancora sistemare il carico.
Tutto questo lo aiuta anziché abbatterlo. Il padre sa che John può uscire dalla miniera, sistemare il ciuffo dei folti capelli neri ripulito dal carbone e volare sul prato come una farfalla, come un ballerino.
Il lavoro alle carrucole fortifica le braccia e le mani, incide sulla presa, sempre più salda. Al punto che a 18 anni dopo una partita del suo Wellesley contro i Celtic di Glasgow firma un contratto con i biancoverdi, la squadra cattolica della città. È il 1926.
Deve attendere un anno prima di esordire in prima squadra. Nel frattempo si allena, non vola più. Sembra quasi un ballerino e a ballare il gracile John ci va con la giovane fidanzata Margaret, che sogna di diventare sarta.
L'allenatore dei Celtic, Willie Maley stanco delle prove negative del portiere titolare, Shevlin, decide di puntare sul piccolo minatore che tanto bene ha fatto fra i dilettanti.
Il calcio di inizio secolo non era come quello ipertecnologico attuale e soprattutto scalzare un portiere era impresa notevole.
John è abituato a spostare pesi, carbone, a respirare polvere, anche quando il cielo di Scozia lascia cadere pioggia gelida.
Così John Thomson esordisce fra i pali dei Bhoys biancoverdi. Il maglione pesante, nero e a collo alto, i capelli ben pettinati lo fanno sembrare più minuto della realtà.
A fine stagione il Celtic di coach Maley vincono la Coppa di Scozia e il vecchio allenatore la sua personale scommessa.
Scommessa che l'anno dopo diventa certezza.
E il gracile John diventa il Principe, dei portieri.
Tifosi ed opinione pubblica lo incoronano tale dopo una strepitosa prova ad Ibrox Park, la casa dei Rangers di Glasgow, la metà protestante della città.
Il derby è uno dei più vecchi nella storia del calcio, non a casa è battezzato Old Firm.
Nel 1930, a Febbraio, in un incontro fra Celtic e Airdriconians il Principe pecca di irruenza, manca la parata e deve fare i conti con delle costole incrinate e una mandibola fratturata. La madre Jean, per la quale John non è il Principe ma solamente il figlio, cerca di convincerlo a smettere.
John sa quanto pesa un cesto di carbone e sa che odore ha la polvere della miniera e sa anche che lui tornerà sicuro fra i pali dei Celtic.
Rientra più forte di prima, esordendo in nazionale il 18 Maggio 1930 a Parigi contro la Francia e vincendo nel 1931 la sua seconda Coppa di Scozia.
La sicurezza con cui guida la difesa dei Bhoys varcano i confini scozzesi al punto che dopo una tournée negli Stati Uniti i londinesi dell'Arsenal  gli propongono il trasferimento nella capitale.
John decide di rimanere in Scozia con i Celtic e la sua Margaret, con la quale sta pensando di aprire una sartoria.
Inizia la stagione 1931-32 e i Celtic partono forte vincendo 5 delle prime 6 gare. Il 5 Settembre è in programma ad Ibrox Park l'Old Firm contro i Rangers.
Gli spalti straripano di 80000 spettatori; c'è tensione e molto agonismo in campo. Non è solo un derby. 
Ad inizio ripresa i Rangers attaccano con l'attaccante Sam English, attaccante robusto, arcigno, sul modello britannico.
English si invola verso la porta difesa da Thomson che come fatto mille altre volte in passato, anticipa il proprio difensore volando sul prato però con troppa irruenza.
È scordinato e impatta con la testa sul ginocchio del povero English che è troppo lanciato per poter deviare la propria corsa.
John rimane a terra, non si muove.
La tifoseria Rangers ribolle e applaude linfortunio, non capendo subito ciò che in campo è chiaro. 
David Meiklejohn, capitano dei Rangers zittisce il pubblico.
L'avversario è a terra, il Principe ha impattato con la tempia destra il ginocchio del suo avversario ed ora esce sanguinante in barella. 
Nessuno parla più, si dice che ci fosse solo la sua Margaret a urlare la propria disperazione.
Mentre il Principe Thomson viene ricoverato all'Ospedale Victoria di Glasgow il suo ruolo in porta lo prende il centrocampista Geatons. 
L'Old Firm più triste termina 0-0.
John ha rotto un'arteria, la sua testa è qualcosa di innaturale, con una profonda rientranza nella parte offesa. 
Poco dopo il fischio finale John Thomson ha una crisi compulsiva; è indispensabile ridurre l'emorragia cerebrale. L'equipe medica tenta l'ultimo disperato intervento ma alle 21:25 il Principe dei portieri muore. Troppo violento l'impatto.
L'incidente avrà effetti devastanti, seppur non letali, anche sulla carriera di Sam English che per anni verrà ritenuto colpevole da tutte le tifoserie. Lascerà anche la Scozia per ricostruirsi una carriera in Inghilterra terminandola nel 1938.
Toccherà al capitano dei Rangers Meiklejohn il 7 Settembre 1931 leggere l'omelia in memoria di Thomson durante la funzione nella Cattedrale di Glasgow.
Due giorni dopo sopra le miniere di Cardenden quasi 30000 persone assistono ai funerali del loro Principe.
La società gli dedicherà una statua e la Federcalcio scozzese un trofeo giovanile per preservarne il ricordo.
Ricordo che ha continuato a vivere nei cori dei tifosi del Celtic sicuri che il loro Principe volerà per sempre ancora più leggero.
John Thomson ha ancora il maglione scuro con il collo alto e il ciuffo ben pettinati pronto a tuffarsi in volo.



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