C'è stato un periodo storico intervallato fra le due Guerre in cui il calcio era vissuto in punta di piedi, con la stessa grazia di un valzer. Per sua naturale predisposizione si diffuse lungo il Danubio blu tanto caro a Strauss, in quella fascia mitteleuropea sempre accesa a nuovi moti rivoluzionari e a nuove mode; nacquero infatti scuole calcistiche destinate a cambiare il gioco del calcio anche nell'Europa latina, in perenne migrazione in punta di piedi.
Col ritmo elegante di un valzer nell'Austria che usciva dalle macerie della Prima Guerra Mondiale si muoveva nei prati verdi Matthias Sindelar, cervello e cuore della Bundesliga austriaca e della sua nazionale.
La sua è una storia in cui i confini sono indefiniti, a più tinte, in cui la verità e la leggenda si mescolano, in cui la propaganda nazista e il tifo popolare si sfiorano.
Nel 1903 Kozlov, in Moravia è parte dell'Impero Austro-ungarico. È un paese piccolo, operaio, di quelli che oggi definiamo "senza sbocchi". La famiglia Sindelar quando il piccolo Matthias ha solo tre anni decide di trasferirsi a Vienna, capitale dell'Impero, il Kaiser a due passi.
Il papà trova un lavoro per mantenere la famiglia con dignità, muratore.
Il quartiere si chiama Favoriten, è un quartiere operaio, birrerie e cantieri al tramonto dell'Impero.
Matthias studia e gioca a calcio sul porfido di Favoriten. Gioca a piedi nudi per non consumare l'unico paio di scarpe buone.
L'impero sulla spinta rivoluzionaria che arriva da est scricchiola e la Grande Guerra segnerà la sua fine e la fine dei sogni del Kaiser. Il 1917 sull'Isonzo la battaglia fra i due eserciti, porta costa la vita al padre del piccoli Matthias.
A Favoriten Matthias ricomincia un nuovo capitolo della sua giovane vita e trova due lavori, fabbro e commesso in un negozio di articoli sportivi.
È finito l'Impero ma nei caffè lungo il Danubio su suona ancora il valzer di Strauss, musica che delinea la città. Il valzer lo balla a piedi nudi anche il giovane Matthias, lo fa così bene che il signor Karl Weimann lo sceglie per farlo entrare nelle fila dell'Hertha, la squadra del quartiere.
Ha un fisico gracile, il viso scavato e il naso aquilino, il contrario del prototipo del calciatore. Ma ha una classe innata, le movenze di un danzatore che tratta il pallone con l'eleganza dovuta ad una ballerina.
Esordisce nel 1921, i capelli biondi ben pettinati; non è molto alto, non arriva al metro e settantacinque, e come fosse la cosa più naturale è il vertice di ogni azione evitando il più possibile il contrasto fisico. Nell'Austria post Asburgo che si appresta a diventare il Wunderteam, Sindelar è la stella nascente. Nel 1923 è titolare dell'Hertha, nel quartiere che il padre aveva scelto per ricostruire la loro vita.
Il 1923 però rischia di essere un anno negativo a causa di un menisco rotto in un incidente domestico. Non un intervento semplice e veloce, che fino agli anni '90 chiudeva quasi la carriera di un giocatore.
Matthias però ha classe e coraggio e ritorna ad essere vertice del proprio club che però nel 1924 è costretto a cederlo, per sopravvivere alla propria crisi economica.
Lo vede ai Violetten dell'Austria Vienna, la squadra più forte della capitale.
È il momento di diventare per tutti Matthias Sindelar. Costituisce con i compagni di club Schaffer, Wieser e Hierländer il più forte vertice offensivo di quei tempi, non solo dell'Austria.
Esordisce con il Wuderteam nel 1926 ormai pronto a conquistare il Continente.
Matthias Sindelar era un fuoriclasse, fintava senza usare il dribbling. Il suo era un passo di danza; lo schema erano le note di Strauss.
Negli anni '30 è il miglior calciatore del continente, forte di una classe ed una eleganza senza eguali. Doti che varcano i confini grazie alle gare del Wunderteam. Gli inglesi dell'Arsenal, club di Londra, provano ad ingaggiarlo ma Matthias rifiuta le offerte e di lega a vita ai Violetten.
Arrivano anche le prime vittorie, campionato austriaco e 5 coppe d'Austria ma soprattutto le due Coppe dell'Europa Centrale, trofeo madre dell'attuale Champions League.
Ormai Sindelar è famoso, con l'italiano Meazza e l'ungherese Sarosi è il calciatore più noto in Europa.
Gioca studiando l'avversario, diventando il vertice offensivo del suo club; riceve palla, studia, la passa, segna, segna molto. Gol che gli aprono le porte della nazionale in punta di piede, danzando col suo fisico gracile, quasi delicato come un ballerino.
Ecco, il fisico gracile lo regalerà all'immortalità popolare con quel suo soprannome, Cartavelina, così azzeccato.
Matthias è famoso,vince nel 1931 e nel1932 la Coppa Internazionale, ottimo antipasto al Mondiale che si disputerà in Italia sotto il segno del Duce nel1934, dove il Wunderteam è una delle nazioni favorite per la vittoria finale.
Fra un allenamento e l'altro Sindelar coltiva con discreti risultati la sua immagine pubblica, diventando protagonista di pubblicità che in Austria spopolano.
L'Austria e l'Austria Vienna rappresentano l'individualità messa al servizio della collettività, meccanismi oliati alla perfezione sulla classe di Cartavelina che mettono paura alle squadre destinate a disputare il prossimo Mondiale.
In Italia Sindelar impone il suo gioco, il suo colpire in punta di piedi cercando il colpo ad effetto per sigillare la partita a sua modo.
Ma il 1934 è un anno particolare, in Italia e in Europa. Le destre, i movimenti nazisti e fascisti si fanno sempre più strada forti di un consenso popolare enorme fra le classi sociali più povere.
E in Italia il Duce non può permettersi di fare brutta figura, si chiama propaganda.
Le dittature che si stanno allargando nel cuore dell'Europa impareranno ad usarla come un'arma per controllare popoli interi.
La propaganda fascista ha capito subito che importanza può avere il Mondiale "fatto in casa" nel consenso popolare.
Perderlo è un'ipotesi che il regime non considera e affida la panchina azzurra ad un giornalista, vecchio combattente, ottimo allenatore: Vittorio Pozzo, il più vincente dei ct azzurri.
Pozzo sa quanto l'artista, non il campione, l'artista Sindelar sia importante per il gioco del Wunderteam e decide di affidare allo juventino Luisito Monti il Mozart austriaco.
A San Siro la semifinale della Coppa Rimet è gara dura, quasi un corpo a corpo. Monti atterra più volte l'austriaco, che dall'incontro esce malconcio, con l'aiuto discutibile dell'arbitro scandinavo Eklind, amico del regime fascista.
Sindelar finisce il mondiale al quarto posto e all'ospedale di Milano per le cure dopo il trattamento di Monti.
Qui la sua vita inizia a cambiare anche se ancora non lo sa; incontra un'infermiera italiana di origine ebraica, Camilla Castagnola e se ne innamora.
Lei lo seguirà a Vienna, dove Cartavelina con i Violette vince ancora e inizia a pianificare il Mondiale 1938 che si terrà finalmente in una nazione democratica come la Francia e dove il Wunderteam pare chiaro essere la nazionale da battere.
Vince, Matthias, pubblicizza zuppe e abiti e ama Camilla, pensa al 1938, alla rivincita con gli italiani, è l'idolo di una nazione che la Storia da lì a poco cambierà per sempre.
Il mondo del Favoriten cambia poco alla volta e Matthias sull'erba del Prater assiste a questo cambiamento.
Tutto cambia con una data precisa, il 12 Marzo 1938, tre mesi prima dei Mondiali francesi.
Pacificamente le truppe del Führer Hitler entrano senza opposizione nella piccola e felice Austria, che da quel momento non sarà che una provincia del nuovo Reich.
L'Anschluss, l'annessione dell'Austria alla Germania, impedisce a Cartavelina e al Wunderteam di conquistare un giusto mondiale, impedisce anche agli austriaci di essere liberi.
Il Reich sa usare però la propaganda e per sancire un'unione storica il 3 Aprile fa disputare l'Anschluss spiel, la partita della riunificazione, una sfilata pro regime più che una sfida. I gerarchi nazisti non hanno fatto i conti con l'orgoglio austriaco e la classe infinità del novello Mozart. Sindelar sale in cattedra dopo poco più di un'ora di gioco soporifero e spiega perché l'Austria intera lo ama. Segna e fa segnare e la vecchia Austria vince 2-0 contro gli invasori.
A fine gara ancora di più Sindelar esterna il suo dissenso e non saluta il Führer seguito dall'altro marcatore Sesta.
Il nazismo però è subdolo e astuto, conosce il potere della propaganda. Sa quanto gli idoli spostino gli equilibri e sul gesto di Cartavelina decide di chiudere un occhio.
Almeno pubblicamente.
Decide però di isolare un po' alla volta il campione: la Bundesliga austriaca cessa di esistere e diviene un campionato dilettantistico del Reich, e i dirigenti ebrei dell'Austria Vienna vengono licenziati. Il vecchio dirigente e amico, Michl Schwarz viene allontanato dai Violetten e come tutti gli ebrei non può essere salutato pubblicamente.
Matthias Sindelar però è un artista e un uomo intelligente e afferma, e lo farà, che continuerà sempre a salutarlo.
Nonostante questa aperta opposizione il regime tollera Cartavelina, che con la sua Camilla continua a vivere a Vienna, a frequentare amici ebrei e a gestire il suo bar.
Compera il caffè da un amico ebreo, tale Leopold Drill destinato a finire i suoi giorni nel campo di Theresienstadt.
Nei caffè di Vienna i valzer non risuonano più, ha lasciato spazio alle marce militari.
Matthias smette anche di allenarsi regolarmente, sopportato com'è dal regime e cambia il suo gioco quando gioca spostandosi all'ala destra.
La mattina del 23 Gennaio 1939 il Favoriten si sveglia come tutte le altre mattine, senza però il caffè di Matthias.
Matthias Sindelar e la compagna Camilla sono rinvenuti esanimi nella loro casa.
Il Mozart del calcio se ne è andato in silenzio con la compagna al suo fianco.
All'interno dell'abitazione c'era una vecchia stufa e anche l'autopsia certificherà la causa di morte come avvelenamento da monossido di carbonio.
Nonostante le certificazioni sul decesso il dissenso al Reich esternato in vita in più occasioni da Sindelar ha generato tante tesi, dal suicidio per le origini ebraiche della compagna al coinvolgimento della Gestapo in un omicidio mascherato da suicidio per l'ombra ingombrante che Sindelar rappresentava per il Reich.
Il suo quartiere gli dedicherà un busto già nel 1939 e negli anni a venire la leggenda della scomparsa di Matthias Cartavelina Sindelar ne aumenterà la gloria.
Resta la certezza che l'Anschluss ha privato per sempre gli appassionati di calcio di un campione ed una nazionale forse senza eguali.
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