La persona che sorride in questa foto si chiama Mario, è una persona forte, nonostante l'età gli faccia pagare un po' troppo spesso il conto degli anni passati a fare il muratore, dentro ogni condizione climatica.
Mario ha dimostrato una voglia di sorridere impensabile e vederlo sorridere mi ha fatto stare bene.
Di sorridere a mia volta.
Mario ha passato gli ottant'anni, anni in cui ha cresciuto la sua famiglia meglio che poteva.
E lo ha fatto bene.
Mario ha amato col cuore due sole donne e il fratello.
La mamma, piccola e minuta, di nome Giuseppina, un diminutivo, non poteva essere altrimenti. Una mamma che durante la Seconda Guerra Mondiale ha cresciuto i due figli da sola.
E ha amato la moglie, Nelly, colori mediterranei e fisico del nord Europa. Stesso paesino veneziano, cresciuti assieme e poi persi un attimo soltanto.
Mario l'ha aspettata, lavorando, crescendo i numerosi figli del fratello e accudendo la mamma fino all'ultimo momento insieme.
Nelly l'ha ritrovata anni dopo e non si sono più lasciati.
E poi ha amato l'unico fratello, più grande di lui di quattordici anni, non pochi per gli anni '30. Il fratello l'ha cresciuto come un padre perché il loro se n'è andato troppo giovane e presto.
E nessuno li ha divisi mai e i tanti figli del fratello hanno sempre trovato nello zio Mario un secondo padre.
Mario ha costruito case, palazzi e quant'altro di edile di possa pensare. Ha costruito buona parte del paese in cui sono nati lui e Nelly e hanno messo su famiglia, una famiglia anomala per gli anni '70.
Con Nelly Mario ha trovato Daniele, tre anni, pacioccone che ha visto il papà andarsene troppo presto.
Daniele e Mario si sono piaciuti subito e sono cresciuti assieme, padre e figlio.
Mario non ha mai chiesto nulla di più alla vita che non potesse permettersi pur di non far mancare nulla alla sua famiglia.
Nel 1974 è nato il primo figlio di Mario e Nelly e la vita per tutti è cambiata un po'.
Anni difficili per prevenzione e diagnosi e la gravidanza crea una fastidiosa nefrologia che colpisce Nelly. Saranno anni difficili, molto ma Mario ci sarà sempre; casa, scuole e ospedale, al lavoro. Non trascurerà nessuno, mai.
Sempre con discrezione, come tutta la sua vita d'altronde.
Mario sorride perché ha capito che è solo un intervento e la vita andrà ancora avanti. Ha visto quel che ha seminato dare i frutti.
Ora è nonno e bisnonno, ha tanti nipoti e pronipoti e soprattutto ha tanti amici.
Sorride e sorrido anche io perché Mario è il mio papà, è la persona migliore che io potessi trovare. È vero, abbiamo giocato poco assieme ma non mi è mai mancato nulla di lui, come non mancava il giro per la piazza seduto sul serbatoio del suo Beta quando rientrava dal lavoro.
Quando mamma stava male lui correva, pur senza auto, dividendosi fra e per tutti. Anche la mamma lo sapeva e anche per questa bontà lo amava.
Io non so che padre posso essere ma vorrei essere lui, come Mario, il mio papà.
So che non sono stato un bravo figlio ma so che lui è stato ed è il papà più bravo che io potessi trovare.
Mario è il mio papà.
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