Il 2019 bellissimo, promesso all'alba dell'anno nuovo dal governo, sta finendo ma ancora non c'è verso di trovare quel motivo bellissimo tanto ostentato dal premier Conte. Anzi il 2019 è stato quasi un anno all'incontrario, uno di quelli dove ti trovi a pensare A ed ottieni B, dove un progetto finisce sempre nel cestino.
È iniziato con quel "sarà bellissimo" urlato ai taccuini e agli smartphone della stampa accorsa numerosa per naufragare a metà anno fra le polemiche interne, navi bloccate al largo dei porti italiani, rosari e matrioske degli alleati non più così tanto alleati, un'opposizione che non è mai stata tale sempre contraria, a prescindere, e via vai di onorevoli disonorevoli, abili più a cambiare casacca che non a salvare le industrie italiane, la realtà operaia italiana, anzi.
Per un lungo periodo, non ancora terminato per altro, si è parlato dei rubli finiti in tasca alla Lega di Salvini, alla sua ostinata resistenza e ottusità nel voler ridicolizzare il premier anche al momento dello strappo. Strappo gialloverde che è arrivato a ruota delle polemiche sulle navi ONG cariche di immigrati messe alla fonda a due passi dai moli di attracco, incuranti della reale emergenza a bordo. E non meno vergognose sono state le visite e le notti a bordo della sinistra in segno di opposizione estrema al governo, scranni ora occupati dalla stessa sinistra.
Ma non coi soli sbarchi e le comandanti Rackete è naufragato il governo. È naufragato dal lato più fragile e illusorio, quello marchiato 5 Stelle, realmente lontani parenti del movimento che con Grillo riempiva le piazze.
Di Maio Ministro dello Sviluppo ha gestito con pochezza e precarietà i segnali che dal mondo dell'industria arrivavano.
Dalla crisi del Mercatone Uno alla fuga della Whirpool al caso ex Ilva, o Arcelor Mittal ora, gli alleati di governo si sono sciolti come neve al sole, polemizzando fra loro.
Creando nuovi disoccupati, avallando a volte scelte imprenditoriali discutibili.
A poco è servito ostentare come una reliquia sacra il bancomat del Reddito di Cittadinanza in pompa magna. Forse è stato svelato prima proprio per poter poi assistere allo sfascio industriale con l'anima un po' più ripulita.
E fra manager indiani cui tutti ancora oggi al tramonto dell'anno lanciano strali di rabbia, e delocalizzazioni a vari livelli, il premier Conte ha partorito la soluzione più immediata: un rimpasto di governo, azzerando la Lega e accogliendo a braccia aperte i residui del PD, quelli convinti che anche se si perdono le elezioni si può governare lo stesso.
I seguaci di Zingaretti si sono trovati al governo con Di Maio e i 5 Stelle sempre più simili ad un vero e proprio partito politico, anche nella sua concezione negativa.
Ma in un governo in realtà senza capo né coda, con parlamentari che a tutto pensano tranne che ad amministrare il paese ( sprezzante del Paese la dichiarazione di matrimonio del presunto onorevole Di Muro... ) e salvare l'ennesima banca che fallisce, l'ennesima Popolare che truffa i risparmiatori e viene salvata dallo Stato.
Commenti
Posta un commento