Un figlio "loro"

Non so quanto siano vere le parole dette al pronto soccorso di Sondrio ieri, non so quanto riferito dai testimoni sia vero o aumentato per aumentarne l'eco, so di certo che è grave.
Di una gravità preoccupante che è figlia del momento, che non è per nulla un bel momento per il nostro paese.
Succede che una madre urla, si dispera, impazzisce si, impazzisce di dolore, perché la sua bimba di cinque mesi non c'è più, è morta.
E il dolore acceca, crea strappi nell'anima e nella testa. Non c'è, in quel momento non può esserci, spazio per ascoltare le parole dei medici, accettare il possibile conforto.
Succede anche che il pronto soccorso sia moderatamente affollato, che ci sia chi prova "più dolore di altri" e che non sopporto di condividere l'attesa col dolore di una madre.
Semplicemente lo trova inaccettabile e urla, sbraita, latra come un cane rabbioso.
Escono parole dure, rocce che precipitano nell'aria calda della sala d'attesa.
E suscita reazioni. 
Siamo in Italia, geneticamente dobbiamo schierarci.
Chi applaude le latrare, chi si indigna e chi usa la tecnologia. 
Basta poco, un clic su una app e le parole di disprezzo sono fermate per sempre.
E dal clic si passa all'invio, all'indignazione on line, al tam tam a mezzo stampa.
A ragione questa volta.
Ma perché questo scandalo?
Perché c'è una giovane mamma nigeriana che ha appena visto morire la figlia di cinque mesi.
Perché il suo dolore è privo di colore, di pigmento, è il dolore di una madre.
Perché c'è un altro paziente in attesa di cure che non sopporta la vicinanza con perso e di colore.
Perché ha un male assurdo, insuperabile, che lo eleva sopra gli altri.
Perché ha sentito alla tv, sui giornali che così ci si deve comportare con gli immigrati.
Lo ha sentito e non ha capito, semplicemente imita.
Perché a suo dire se un figlio muore, un "loro" figlio muore non è grave, ne fanno comunque uno all'anno.
Un "loro" figlio...
Ecco la spia del paese che stiamo diventando, intolleranti e ciechi davanti a qualsiasi dolore umano. Sicuramente se la madre fosse stata una qualsiasi ragazza di Sondrio, bianca di pelle, tutto questo non sarebbe mai successo.
Ma è successo a "loro", a un"loro" figlio.
Non importa se è un lutto, se i genitori passeranno i mesi e gli anni a venire chiedendosi come sarebbe diventata bella la loro piccola.
Era importante disprezzare la persona, insultarla.
Fortunatamente è bastato un clic su una app e tutto è stato reso noto.
Stiamo percorrendo un percorso sempre più pericoloso, fatto di intolleranze e cattiveria, figlio della cattiva politica, al governo e non, di questi ultimi anni che nell'ignoranza del cittadino.
Ora la giustizia, soprattutto quella umana dovrebbe fare il suo lavoro, per chi è bianco o di qualsiasi altro colore.


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