2020, anno bisesto, anno funesto, seguendo un diffuso adagio popolare.
Ora, non abbiamo la certezza che sarà funesto ma i primi venti giorni di Gennaio non lasciano molto spazio alla fantasia.
Questo sia che si guardi a casa nostra che nel mondo.
L'anno nuovo è iniziato con venti di guerra nel Golfo Persico, di per sé non una news improvvisa ma comunque un po'inaspettata.
Succede quando il Presidente degli Stati Uniti più impresentabile di sempre ( a mia memoria lo era forse Carter e le sue noccioline ) per distrarre forse l'opinione pubblica a stelle e strisce dal suo processo per impeachment, ormai prossimo alle battute più calde, trova il nemico da abbattere e lancia sulle sue tracce il drone come fossimo dentro ad un episodio di Star Wars. Ecco, il cattivo generale iraniano Soleimani è sconfitto, gli ayatollah hanno visto di cosa è capace l'America, tornerà la pace sul Golfo.
E invece no, la risposta è un insieme di bandiere americane bruciate da un lato, studenti iraniani che molto più saggi dei teocrati in lenzuolo che li governano invitano alla pace e missili.
Si, missili, che il Golfo vive nel proprio disequilibrio solo grazie si missili: missili su Israele, sempre e comunque da colpire, missili su Bagdad, su Teheran, sulla Siria e sul califfato Isis, o quel che ne resta.
Ma restano al suolo aerei di civili, turisti, manager, gente comune la cui colpa è di sorvolare lo spazio aereo iraniano e di entrare nel mirino di un radarista terrorizzato dal cattivo yankee descritto dai teocrati.
Cade l'aereo ucraino e l'errore disumano non viene ammesso. Inizia il gioco delle sanzioni e delle commissioni, di tutti in rappresentanti dei cittadini uccidi dall'esplosione.
Alla faccia be' pare troppo evidente anche per i teocrati che ammettono l'errore, si scusano, Trump il cowboy è distratto e chiude il discorso.
Si fa davvero così? Il terrore di dieci giorni di fuoco, con basi allertate, soldati spostati lo dimentichiamo così? Si, lo insegna questo modo di fare politica.
Nel frattempo però si è aperto, rispetto anzi, spalancato, il fronte libico, con i due contendenti, Haftar e Sarraj tirati per la giacca dai rappresentanti del mondo intero per fare deporre le armi.
Bello, ma chi per primo?
Sul tavolo ci sono gli interessi turchi che Erdogan conosce e spera di incrementare ( senza dimenticare la mano turca in Siria ), sovietici ( Putin osserva, appoggia e decide apparentemente nell'ombra come la sua carriera di soia insegna ) mentre di indicono conferenze di pace a Berlino, strano che sia successo a casa Merkel, che si concludono con un nebuloso "fate voi, noi osserveremo solo che non spariate, troppo".
E l'Italia?
Come Conte, non ha più da tempo un posto in prima fila.
Come dimostrano tristemente le immagini del Premier relegato dietro, dietro chi muove le fila, anche all'egiziano Al Sisì, il quale appare restio a far luce sul caso Regeni.
A Berlino la divisione degli interessi internazionali hanno fatto sì che a noi italiani toccasse la mera sorveglianza del flusso migratorio.
Soli, come successo finora.
E mentre anche Macron gongola per i risultati, speranzoso di distrarre così i francesi dalle proteste sulle riforme pensionistiche e non, Conte rimane alle spalle dei grandi, spettatore innocuo.
Non che dentro i confini nazionali le cose per "l' avvocato del popolo" siano più rosee.
Prescrizione, elezioni regionali sulla scottante scacchiera dell'Emilia Romagna, crisi con gli alleati forzati di governo e crisi interna al Movimento 5 Stelle.
L'anno è iniziato con la questione prescrizione, voluta, non voluta, in fase di elaborazione: un inizio di anno col botto per il governo giallorosso con piccole spie di come questa alleanza voluta a tavolino sia controproducente.
Se da un lato c'è uno schieramento a favore, dall'altro ce n'è uno che si astiene dal voto perso in beghe legali in realtà riguardanti solo la guida politica.
Si, il riferimento è alla Lega, uscita malconcia dalla guida al governo in coabitazione con i grillini, perdutasi poi nella vecchia querelle della nave Gregoretti.
Alla fine pare che anche Salvini verrà giudicato, colpevole o innocente si vedrà, come Parlamento autorizza. Una votazione ambigua, in quanto l'autorizzazione ottenuta coi voti anche leghisti.
In tutta risposta, Salvini come i grillini e il PD di Zingaretti, hanno riversato tutta la foga mediatica sull'Emilia Romagna, prossima alle elezioni con una campagna elettorale un po'sopra le righe, letteralmente porta a porta.
Ecco, tanta energia dispersa in beghe elettorali da l'idea di un premier solo che aspetta la fine di questo mandato e di questa alleanza forzata per muoversi da solo in assoluta libertà.
L'alleanza farlocca con il PD in fondo è stata voluta da Grillo e Conte e Di Maio l'hanno accettata loro malgrado.
Che ci fosse disagio in senno al governo si immaginava e si sapeva ma via vaiche il programma di lavoro è andato avanti è parso chiaro che il PD ai grillini risulta indigesto.
Sono numerosi i parlamentari pentastellati passati al gruppo misto, segnale evidente che non bastano più le belle parole di Di Maio e Di Battista.
Proprio Di Maio alla fine ha lasciato la guida politica del movimento ormai in rotta di collisione con la sua dirigenza.
Ora c'è ancora incertezza su chi sarà la nuova guida ma tutto lascia presupporre ad uno scisma tipo Pd-Renzi che con Italia Viva ha contribuito a creare incertezza in senno a questo governo e a quelli futuro.
Tutto sommato per Conte era meglio la sevobda fila a Berlino che lo scranno a Palazzo Chigi.
Piccoli indizi raccolti qua e là su quelli che sta succedendo in Italia lasciano pensare che il gruppo misto sarà il prossimo movimento facente capo all'attuale Premier.
E intanto si citofona, si querela, si autorizza e si lascia campo libero agli altri.
Nulla cambia insomma.
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