La prima tornata elettorale del 2020, elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, è ormai in archivio con tutto il corollario di polemiche, citofonate, promesse e dimissioni illustri, o spacciate per tali.
Gli elettori delle due regioni sopra citate hanno confermato quanto il Movimento 5 Stelle stia attraversando la prima, decisiva, crisi dalla sua fondazione e quanto anche la Lega di Salvini stia navigando in acque tempestose (che non sono quelle del Mediterraneo antistanti le coste libiche).
In Emilia Romagna le citofonate fuorilegge a favore di smartphone di Salvini hanno si portato voti alla candidata leghista ma non sufficienti a succedere al rieletto governatore del PD, Bonaccini che a dispetto di una campagna elettorale che poteva sembrare nefasta per il centrosinistra, si è visto confermare l'incarico dai corregionali.
Nonostante la presenza nello stesso centrosinistra di personalità scomode come Zingaretti, Renzi e Calenda.
Alla Borgonzoni forse non ha fatto un favore le stesso Salvini, un po' troppo prevaricante e sopra le righe durante la campagna elettorale.
Spariti dal consiglio regionale i rappresentanti pentastellati, sciolti come il nodo della cravatta di Di Maio, le cui dimissioni forse sono da intendere come un avvento di qualcosa di nuovo sotto l'egida del duo Di Maio-Di Battista. Forse, perché le dinamiche interne ai pentastellati sono sempre qualcosa di troppo nebuloso.
Diverso il discorso in Calabria.
A vincere grazie alle preferenze di lista è stata la candidata forzista, fortunatamente passata immune alle uscite naïf del Berlusconi in veste di leader, Jole Santelli.
Rispetto a quanto successo in Emilia Romagna dove comunque le elezioni hanno vissuto una "competizione elettorale" un po' più viva, in Calabria si è assistito ad una campagna elettorale più sottotono, in cui poi si seggi ha prevalso l'astensionismo, specie giovanile e femminile, e la divisione fra ceti sociali.
In questa situazione ha prevalso il centrodestra, forte, evidenziando come il centrosinistra e la Lega godano di poco appeal.
La prima tranche elettorale quindi ha lasciato al premier Conte qualche grattacapo in più (tralasciando il tavolo berlinese sulla Libia e il pericolo di una nuova guerra nel Golfo Persico), alle prese con una maggioranza Pd-M5s che appare quanto mai innaturale e debole.
Dopo il primo banco di prova quindi molto lascia presupporre che questo governo, anche questo, non arrivi alla fine della legislatura.
Anzi tutto sembra pronto per la nascita di nuovi movimenti e un impegno politico "in proprio" dello stesso Conte.
Ci sarà da guardare al centrodestra con più attenzione perché Forza Italia a parte, che sembra comunque in grado di rigenerarsi anche con la presenza a volte ingombrante del proprio fondatore, gli altri partiti sembrano pronti a fare sul serio, Fratelli d'Italia, o a rilanciarsi, Lega.
Il tutto con una presenza oscura ed ingombrante a cercare di spostare l'equilibrio elettorale come Le Sardine, delle quali poco sì sa a parte essere certi che sanno a memoria "Bella Ciao".
Occupano le piazze e cantano e spostano voti, quasi certamente con ideologi ben scafati politicamente come Prodi e De Benedetti.
Dubbi diversi aleggiano sul Di Maio dimissionario e sul Salvini citofonatore.
Emilia Romagna e Calabria sono stato l'antipasto a quello che sarà il nostro 2020 elettorale.
Non esattamente un buon viatico.
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